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"Solo una macchina armata per la guerra salverà vite umane"

Gli esperti: "I conflitti sono destinati ad aumentare, sarebbe molto più ragionevole dell'uomo"

"Solo una macchina armata per la guerra salverà vite umane"

«Un'intelligenza artificiale bellica sarebbe più ragionevole dell'uomo. E ci farebbe risparmiare vite». Genseric Cantournet sospira, in piedi davanti alla sua poltrona di pelle nera, nell'ufficio milanese vista Arena di Kelony, la prima società al mondo di risk rating di cui è presidente. «Dire che il mondo è cambiato è un dolce eufemismo, in realtà l'umanità è entrata nell'Era del Rischio, la nostra quotidianità è diventata più incerta perché sempre più caotica, matematicamente parlando. L'effetto farfalla della Teoria del caos ci rende più vulnerabili a fenomeni o eventi anche lontani da noi o considerati improbabili», aggiunge l'ad di Kelony Angela Pietrantoni, appena tornata dalla Turchia dove è intervenuta al Forum Marmara parlando di gender gap e intelligenza artificiale. «Per sopravvivere in quest'Era bisogna quindi cambiare paradigma per capire che il Rischio è l'elemento sempre più cardine di qualsiasi previsione», oggi che Covid, guerre e crisi economica hanno spazzato via ogni certezza. A febbraio, nella 16° tappa del World Protection Forum che Kelony ha organizzato nella Repubblica di San Marino, i due manager hanno rivelato di aver chiesto alla propria intelligenza artificiale predittiva quale misura impellente dovesse considerare l'Umanità per sopravvivere al 21° secolo. Diversamente dal machine learning, la loro supermacchina è predittiva, perché basata sulla Scienza del Rischio che i lettori del Giornale conoscono bene, non impara da quello che è successo in passato ma calcola le conseguenze di ogni singola variazione del presente. Anticipa quindi gli effetti domino creati da piccolissimi cambiamenti iniziali che si propagano però in catastrofi. E la risposta qual è stata? «Alquanto controintuitiva: bisogna affidare le attività belliche a sistemi autonomi dotati di intelligenza artificiale», rispondono. Questo perché la previsione è quella di un aumento dei conflitti armati nel mondo per via dell'asimmetria matematica: la pace richiede più attori che si mettano d'accordo, mentre per fare la guerra ne basta uno. «In questo scenario, per la prima volta l'intelligenza artificiale ci sta fortemente indicando non di limitare la produzione di armi perché considerato irrealistico, ma di non lasciare più le armi in mano agli esseri umani». Perché immagina due intelligenze artificiali, da entrambi i lati dello schieramento. Escludere l'essere umano sia come combattente, sia come soccorritore di potenziali vittime collaterali significa salvare vite. Una provocazione o un'intuizione? O peggio, uno scenario che sembra uscito da una sceneggiatura di un film di fantascienza? I due sorridono, ma solo per un secondo: «È vero, la reazione di pancia, istintiva, ci rimanda agli scenari e ucronie distopiche di film e romanzi fantascientifici quali Terminator». Poi si fanno entrambi seri: «Il calcolo è inappellabile: un'intelligenza artificiale sarebbe più ragionevole rispetto all'umanità, in quello che l'umanità ha di meno umano, non sprecherebbe un proiettile in più oltre all'obiettivo prefissato, non massacrerebbe la gente per puro gusto né stuprerebbe.

Un'intelligenza artificiale, anche se bellica, risparmierebbe e salverebbe vite».

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