Mondo

Somalia, aerei Usa contro al Qaida. D'Alema e Ue criticano Washington

Incursioni dell'aviazione Usa con 27 morti in tre villaggi nel Sud, dove si è rifugiato il capo di al Qaida Abdullah Mohammed, ricercato per gli attentati contro le ambasciate Usa in Kenya e Tanzania. L'America torna a intervenire. D'Alema critica Washington

Somalia, aerei Usa contro al Qaida. D'Alema e Ue criticano Washington

Milano - Dopo l'Etiopia via terra, l'America dal cielo. La caccia agli uomini della Corti islamiche che avevano conquistato quasi tutta la Somalia, non si ferma. E soprattutto non si ferma la caccia ai terroristi di al Qaida che potrebbero essere i veri registi dell'offensiva islamica e che, dopo la sconfitta, si sono rifugiati nei villa del sud, fra Chisimaio e il confine kenyota. Così sono iniziati domenica e proseguiti oggi i raid degli aerei Usa. Una "cannoniera volante" prima, elicotteri poi, hanno colpito diversi villaggi in cui si erano asserragliati miliziani islamici e terroristi di al Qaida. Secondo fonti del governo somalo, i raid hanno fatto 27 morti e fra le vittime, sostengono testimoni, ci sarebbero anche i 6 componenti di una famiglia che partecipava a un matrimonio. Attacchi con elicotteri, ma non è chiaro se siano americani o etiopi, sono segnalati a Badel, già colpita ieri.

Caccia al capo di al Qaida In particolare, un AC-130, velivolo per il trasporto truppe modificato per compiere massicci attacchi aerei a bassa quota (la "cannoniera volante"), ha scatenato una pioggia di fuoco sul villaggio di Hayo - a 150 km da Chisimaio - dove, secondo una fonte, si trovava il capo di al Qaida per le operazioni in Africa orientale, Fazul Abdullah Mohammed, super ricercato dall'Fbi, taglia da 5 milioni di dollari, ritenuto la mente degli attentati del 1998 contro le ambasciate Usa in Kenya e a Tanzania. L'AC-130 impiegato nell'attacco era partito dalla base del Comando Usa per le operazioni speciali antiterrorismo che si trova nella base di Gibuti.

Strategia L'intervento americano, che è stato preceduto dalla decisione della Casa Bianca di inviare aiuti umanitari in Somalia per sostenere i bisogni più immediati di popolazione civile e sfollati, è quella di accelerare il processo di "normalizzazione", facendo terra bruciata attorno ai terroristi e ai combattenti islamici, perché non abbiamo "santuari" in cui trovare rifugio sicuro e appoggio, e dove non abbiamo la possibilità di riorganizzarsi per lanciare nuove offensive contro Mogadiscio e altri Paese del Corno d'Africa. Dall'altra c'è la necessità che non si prolunghi troppo la presenza delle truppe dell'Etiopia in territorio somalo, perché non sono bene viste dalla popolazione e dai signori della guerra. Intanto il premier somalo ribadisce che non ha alcuna intenzione di trattare con i capi delle Corti islamiche, mentre l'ambasciata Usa a Nairobi lancia l'allarme attantati in Kenya.

Flotta Gli Usa hanno anche inviato la portaerei USS Dwight D. Eisenhower lungo la costa somala, dove si trovano già tre navi da guerra americane impegnate in operazioni di anti-terrorismo. Aerei da combattimento decollati dalla portarei hanno già preso parte a missioni di raccolta di informazioni, ma non è stato reso noto se hanno già compiuto missioni di attacco. La Eisenhower si unirà agli incrociatori Bunker Hill e Uss Anzio e alla nave anfibia per sbarco truppe Uss Ashland, già presenti lungo la costa. Le quattro navi saranno sotto il comando dell'ammiraglio Al Myers.

Stranieri fra gli islamici Presunti terroristi provenienti da Regno
Unito, Canada, Pakistan, Sudan e Yemen sono stati fatti prigionieri o feriti durante la controffensiva etiope nelle scorse settimane. Lo ha confermato il premier etiope Meles Zenawi in un'intervista rilasciata al quotidiano francese Le Monde. Zenawi ha detto di non conoscere il numero esatto dei rigionieri, «perchè cambia continuamente». «Ma molti terroristi nternazionali sono morti in Somalia - ha aggiunto - sono state scattate fotografie e sono stati raccolti i passaporti di diversi paesi. I keniani hanno sotto custodia un eritreo e alcune persone con passaporto canadese. Abbiamo ferito persone provenienti da Yemen, Pakistan, Sudan e Regno Unito».

D'Alema: no a operazioni unilaterali In relazione alle operazioni militari ompiute da parte degli Stati Uniti in Somalia, il vicepremier e
ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, ha ribadito «la contrarietà dell'Italia ad iniziative unilaterali che potrebbero innescare nuove tensioni in un'area già caratterizzata da forte instabilità». Lo precisa una nota della Farnesina. "Tali operazioni - si legge ancora
nella nota - comportano inoltre un elevato costo in termini di vittime innocenti tra la popolazione civile. L'Italia ritiene che le istituzioni internazionali, ivi comprese quelle a carattere regionale, debbano moltiplicare i ropri sforzi per favorire un processo di pacificazione interno e tra i Paesi confinanti".

La reazione della Ue «Questo incidente conferma che il conflitto in Somalia durerà per lungo tempo, che quello che è accaduto nei giorni scorsi non è la soluzione», ha commentato il portavoce del commissario Ue per lo Sviluppo e gli aiuti umanitari, Louis Michel, facendo riferimento anche all'intervento da parte delle truppe etiopi.

Onu preoccupata Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon è preoccupato per la nuova dimensione che i raid Usa in Somalia possono provocare sul terreno. Inoltre, ha detto la portavoce dell'Onu Michele Montas nel briefing quotidiano con i giornalisti, Ban Ki-moon è preoccupato per la possibile escalation delle ostilità. "Siamo anche preoccupati per l'impatto sulle popolazioni civili nel sud della Somalia", ha proseguito Montas.

Il vescovo: evitare benzina sul fuoco «La prudenza dovrebbe
guidare tutte le attività umane. A maggiore ragione quando si
agisce in un Paese come la Somalia. Questo atto rischia di
gettare ulteriore benzina su una situazione esplosiva». Monsignor Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, esprime all'agenzia missionaria Fidesla preoccupazione dopo gli attacchi aerei. "Non mi sembra che rafforzino il sostegno della popolazione somala al fragile Governo di transizione e all'Etiopia», sottolinea il vescovo. "La comunità internazionale
deve creare la cornice all`interno della quale devono essere i somali a tracciare la politica per riportare la pace», prosegue monsignor Bertin. "In Somalia esiste un proverbio che dice: "Solo il gobbo sa in quale posizione può dormirè. La stessa cosa per i somali. Solo loro sanno quali sono i passi necessari per stabilizzare il Paese. A patto però che la comunità internazionale appoggi i loro sforzi e non sfrutti le divisioni dei somali per altri fini".

Attacco a Mogadiscio Altissima tensione nella capitale, dove oggi ungruppo di sconosciuti ha attaccato a colpi di lanciagranate un edificio dove sono acquartierate truppe etiopi e somale: cìè stata una lunga sparatoria e una forte esplosione, ma non si sa al momento se ci sono state vittime.

Commenti