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13 Reasons Why, il web contro la seconda stagione della serie Netflix

La serie tv di Netfix è un violento atto di accusa verso il sistema scolastico di oggi, dove non si distingue tra vittima e carnefice

13 Reasons Why, il web contro la seconda stagione della serie Netflix

Una settimana fa ha debuttato su Netflix la seconda stagione di 13 Reasons Why, la serie tv ispirata all’omonimo romanzo di Jay Asher, e come previsto, è subito polemica. Il web non ha apprezzato il fatto che la serie tv ha analizzato, da un’altra prospettiva la storia di Hannah Baker, adolescente di belle speranze che si è suicidata a causa di ripetuti atti di bullismo. La seconda stagione infatti, prendendo definitivamente le distanze dal romanzo a cui è ispirata, affronta di petto le conseguenze della morte di Hannah.

Se da una parte il processo intentato dai genitori dell’adolescente contro la Liberty High School prende forma all’interno della storia, al centro rimangono comunque le vicende dei singoli protagonisti. Clay, Alex, Justin, Jessica e Zach sono i volti umani di una vicenda dai risvolti poco chiari, sono i rappresenti di una storia in cui non si intuisce che è la vittima e chi è il carnefice.

13 Reasons Why non è il classico teen-drama dove l’amore trionfa su tutto, è un racconto forte, estremo e intimistico che cerca di far luce su una piaga della società moderna. Il bullismo è un malessere che serpeggia come un spirito inquieto fra i banchi di scuola, è un problema che va arginato prima che diventi ancora più incontrollabile, ma questa volta la serie tv va ben oltre.

Sì, perché se tematiche come il bullismo e la violenza sulle donne sono ancora al centro dell’attenzione, la seconda stagione sposta lo sguardo verso le istituzioni scolastiche americane che, alla luce dei fatti, sono malmesse quanto quelle nostrane. In un ambiente in cui il giovane deve essere protetto, educato alla vita e al rispetto degli altri, oggi si nota che è andato perso il baricentro essenziale.

La scuola non è più vista come un luogo in cui lo studente nutre con orgoglio i suoi ideali e la sua cultura, ma viene vista come una prigione, un mondo dove tutto è lasciato al caso e, insegnanti in primis, non riescono a muoversi con destrezza in una realtà in continuo movimento.

Questo è il vero atto d’accusa della serie di Netflix. Ed anche se la seconda stagione è estremamente verbosa, a volte includente e con episodi fin troppo diluiti, ha comunque la capacità di alzare il velo sulla società contemporanea. Si scoprono vizi, virtù e assurdi riti di passaggio, e a subirne le conseguenze è forse quell’anima buona che non è riuscita ad affrontare a testa alta le angherie quotidiane.

Il web si è indignato, in molti reputano la serie artefatta e fuori dalla realtà, ma la finzione narrativa serve anche a questo, e per questo motivo forse 13 Reasons Why ha toccato un nervo ancora scoperto.

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