Cultura e Spettacoli

Addio a Taylor, l'hippy che inventò Barbapapà

Addio a Taylor, l'hippy che inventò Barbapapà

Tutti discreti, intorno a lui. Pure troppo. Talus Taylor, infatti, il creatore di Barpapapà, è morto a Parigi il 19 febbraio, all'età di 82 anni, ma la notizia è stata diffusa soltanto adesso. E resta orfano il tenero gigante rosa, trasformabile a volontà, che l'americano Taylor, ex hippy nato a San Francisco nel 1933, aveva creato insieme alla moglie francese Annette Tison, conosciuta quando lei studiava architettura nella Ville Lumiére e lui era un giovane professore di scienze a San Francisco.

Stando all'aneddotica, mentre i due stavano per promettersi eterno amore ai Giardini del Lussemburgo, a Parigi, in un bel giorno del maggio 1970, Tison sente un bambino reclamare un «Baa baa baa». Si tratta d'un bastoncino di zucchero filato, spiega Annette, detto «la barbe à papa», la barba di papà, appunto. Quando, poi, i fidanzati si recano al ristorante, lui si mette a disegnare un pupazzo rosa e cicciotto: Barbapapà, che insieme a Barbamamma, di colore nero, e ai loro sette barbabebè (Barbabella, Barbaforte, Barbalalla, Barbottina, Barbazoo e Barbabravo) hanno conosciuto il successo internazionale, in centinaia di disegni animati. «In quel bistrot, mentre gli studenti parlavano di rivoluzione, cercai di conquistare Annette, facendo semplici disegni sulla tovaglia. È nato così il personaggio e anche il mio matrimonio», raccontava Talus.

I suoi personaggi colorati, dalle forme a pera e in grado di assumere qualsiasi forma, hanno avuto successo fin dai loro primi album per bambini, continuando a trasmettere valori come la tolleranza e l'amore per la natura per 45 anni. E c'è chi parla di spirito ecologico ante litteram: le morbide creature amano il verde e gli animali. Le prime avventure del buffo personaggio sono narrate nel lungometraggio animato Le avventure di Barbapapà , del 1973 e le sue trasformazioni, che avvengono a fin di bene, vengono accompagnate dalla frase-tormentone: «resta di stucco, è un barbatrucco». Ai ragazzini scafati di oggi, la serie a fumetti pubblicata in Francia dal 1970 e tradotta in oltre trenta lingue, magari dirà poco. Ma le linee soffici, i colori pastello e le buone intenzioni della barbafamiglia colpiscono ancora la fantasia.

Da noi, la serie fu trasmessa da Raidue, dal 13 gennaio 1976: era la prima volta che un cartone animato, realizzato in Giappone, sbarcava nel nostro paese.

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