Sanremo 2014

Altro che Sanremo è Sanremo, è solo il Festival della polemica

La farfalla di Belen, il mancato bacio gay, i blitz di Crozza, Benigni e Celentano: altro che musica, la kermesse fa share solo con le polemiche. E quest'anno a chi tocca?

Luciana Littizzetto e Fabio Fazio sul palco del teatro Ariston
Luciana Littizzetto e Fabio Fazio sul palco del teatro Ariston

Perché Sanremo è polemica. Altro che kermesse della musica italiana. Dal 1951 a oggi sul palco dell'Ariston baruffe, gaffe e scandali hanno fatto la storia di un Festival che, a botte di cachet milionari, tiene alto lo share unicamente grazie alle polemiche che vanno a inondare i media nazionali. A dare il via a questa desolante trafila di sensazionalismi è Jula de Palma. La performance di Tua viene tacciata dai benpensanti per l'eccessiva sensualità dal momento che lasciava immaginare l'atto sessuale tra uomo e donna. Dal 1959 al 2013, come d'un soffio. L'anno scorso è toccato a Stefano e Federico, coppia gay prossima al matrimonio a New York, aprire le danze delle polemiche annunciato un bacio omosessuale in diretta tivù. E quest'anno? Le scommesse sono aperte. Con gli organizzatori che, sotto sotto, ci sperano.

Un tempo Sanremo era davvero il Festival della musica italiana. Tanto per capirci: non appena veniva lanciata una nuova canzone, eccola diventare subito una hit e finire sulle labbra canticchianti degli italiani. Allora gli invitati erano un solo contorno. Oggi, invece, sono il sale della kermesse, il fulcro pulsante che fa share scandalizzando e polemizzando. Basta dare un'occhiata agli anni passati per capire cosa balza alla memoria. Sicuramente il super cachet di Paolo Bonolis - un milione di euro tondo tondo ("Questo è il mercato"). Sicuramente la farfalla di Belen - leggiadro spacco inguinale immortalato in prima serata davanti agli occhi sgranati degli italiani e ai grugni invidiosi delle italiane. Sicuramente la grossolana imitazione che Maurizio Crozza fece di Silvio Berlusconi - fischiata dalla platea dell’Ariston con tanto d'intervento della polizia. Quest'anno sarà la stessa solfa.

Ad aprire le danze sono stati, proprio oggi, il consigliere Rai Antonio Verro e il direttore di Rai1 Giancarlo Leone con un duro botta e risposta sul cantante Rufus Wainwright che mercoledì sera sarà ospite all’Ariston. "Non si comprende perchè il palco del Festival di Sanremo debba offrire visibilità ad un artista, come Rufus Wainwright, esclusivamente noto per i toni blasfemi delle sue canzoni - ha tuonato Verro - una televisione di servizio pubblico non dovrebbe puntare su questo tipo di personaggi e polemiche per inseguire maggiori ascolti: altrimenti dove è la differenza con le tv commerciali?". Non importa se Wainwright darà scandalo o meno. Non importa se farà uno spot pro gay o se attacchera la religione cattolica come nella sua Gay Messiah. L'importante è tenere alta l'attenzione. Proprio per questo, sotto sotto, i vertici di viale Mazzini sperano che Beppe Grillo, che avrebbe già acquistato un biglietto di ingresso, possa veramente intervenire in sala o anche solo condizionare la serata inaugurale della 64° edizione del Festival. "Se verrà a vedere il Festival non può che farci piacere - ha aggiunto Leone - mentre quello che farà fuori dall'Ariston non è di nostra pertinenza".

Sanremo si nutre di polemica. Sanremo è polemica. Fotografia di un'Italia litigiosa e famelica. Pronta a polemizzare per la farfalla di Belen e, al tempo stesso, applaudire a Roberto Benigni che, fra il dissacrante e l’affettuoso, apostrofa papa Giovanni Paolo II con "Wojtylaccio". È il solito gusto radical chic che apprezza la conduzione del duo Fazio e Littizzetto (quest'anno finiti nell'occhio del ciclone per lo spot che non piace ai disabili), le ospitate in salsa Carla Bruni e gli show "ambientalisti" di Adriano Celentano.

E la musica? Ovviamente passa in secondo piano.

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