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Amore, indiani e terzine: ecco il lato più kitsch del serioso Cesare Pavese

Nel 1923 l'autore scrisse un sorprendente poema dantesco. Con influenze salgariane e melvilliane

Amore, indiani e terzine: ecco il lato più kitsch del serioso Cesare Pavese

Un inedito davvero singolare racconta l'altro volto di Cesare Pavese: quello di uno scrittore che ha cambiato la storia della letteratura del '900 italiano e che tanto ha dato, primissimo, per la diffusione della letteratura americana in Italia (traduttore di Whitman, Melville, Anderson, Dos Passos, Steinbeck tra gli altri). Autore di romanzi come La luna e i falò, di poesie come Verrà la morte e avrà i tuoi occhi e saggi come Il mestiere di vivere (solo per citare i più conosciuti), collaboratore storico della casa editrice Einaudi sin dalla nascita, troviamo un Pavese del tutto inaspettato in questo inedito Amore indiano, un racconto sotto forma di poema in terzine dantesche che vede protagonista un cow-boy e la donna, catturati dagli indiani Pawnees e destinati alla morte. Ma un giovane capo indiano, innamoratosi della ragazza, squarcia la tenda in cui sono tenuti prigionieri e li lascia fuggire. Scritto nel 1923 - nel 1926 Pavese inizierà già a tradurre Walt Whitman - s'intravede quell'autobiografismo che avrebbe poi segnato tutte le sue opere. Nel pietoso guerriero è riconoscibile lo stesso Pavese, mentre il nome della ragazza, Olga, è quello della compagna di scuola di cui si era segretamente invaghito ai tempi del liceo.

E se è chiara l'influenza degli autori studiati tra i banchi (Leopardi, Carducci, D'Annunzio, ma soprattutto Dante), questo Amore indiano rivela la passione dello scrittore per la letteratura fantastica: su tutti Emilio Salgari, che scrisse anche western (sette romanzi e dieci racconti), perché sono tantissimi i riferimenti che lo comprovano: Salgari nei suoi libri dava ai protagonisti nomi che trovava sulle cartine geografiche (persino il suo celebre Sandokan è una città del Borneo) esattamente come il Pavese di questi versi che chiama il protagonista Oklahoma (come lo stato americano) e dalle sue biografie sappiamo che Pavese era un accanito lettore di Salgari. Anche se in Amore indiano non mancano omaggi palesi alle relazioni di viaggio nel Far West di Louis Laurent Simonin e soprattutto dei romanzi di James Fenimore Cooper, autore anche del più famoso L'ultimo dei Mohicani.

Singolare come Salgari si tolse la vita a 48 anni lasciando scritto «Vi saluto spezzando la penna», mentre Pavese a 41, con un messaggio analogo: «Non parole. Un gesto. Non scriverò più». Pavese, come già dimostra l'uso di terzine dantesche, era destinato a ben altri percorsi letterari: nel poemetto sono molti i riferimenti a Dante e Beatrice, ma anche l'attenzione dantesca per il lessico (termini ricercati come «arsicciato», «indiare», «soffolgersi», «gramare», «crepolio»), la scelta di rime «inusuali» («quelli»/ «d'elli»), l'uso di artifici retorici (climax ascendente, paragoni, toni epici e iperbolici), il ricorso a riferimenti biblici e mitologici (Assalonne, i Giganti, Imene ed Erote, Citerea e Bacco).

Amore indiano è conservato, in più stesure e anepigrafo, e vede ora la prima pubblicazione, dalla prossima settimana in libreria per Galata edizioni, nel volume Inediti di Cesare Pavese (a cura di Mariarosa Masoero, pagg. 128, euro 12) accompagnati da saggi della stessa Masoero, direttore del Centro Studi «Guido Gozzano Cesare Pavese» dell'Università di Torino, e di Felice Pozzo, il massimo studioso salgariano in Italia. A dare importanza a questo Amore indiano, che a una prima lettura può apparire kitch, lo scoprire come Pavese di ogni testo facesse un laboratorio di scrittura.

Anni dopo, impegnato nella traduzione del Moby Dick di Melville, userà alcuni termini tratti proprio da questo poema: come, cito solo un termine fra i tanti, «prateria ondeggiante», o quando, traduce «la nave lontana che pare avanzare a fatica non attraverso gonfie ondate ma attraverso l'erba alta di una prateria ondeggiante, come quando i cavalli degli emigranti dell'Ovest mostrano soltanto le orecchie dritte, e i corpi nascosti avanzano a guado nel verde meraviglioso».

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