Cultura e Spettacoli

Andrea Camilleri Ricordi "fascisti", censure Dc ed elogi mafiosi

Andrea Camilleri ha 92 anni e oltre cento libri. Da diverso tempo è cieco, ma continua a raccontare storie

Andrea Camilleri Ricordi "fascisti", censure Dc ed elogi mafiosi

Andrea Camilleri ha 92 anni e oltre cento libri. Da diverso tempo è cieco, ma continua a raccontare storie. Le narra ad alta voce a una collaboratrice. Lo ha fatto un paio di estati fa, quando, in vacanza sull'Amiata, ha dettato alla fedele Isabella Dessalvi una manciata di storie lontane, che non c'entrano niente con commissari e gialli vigatesi, ma riguardano la sua infanzia, la carriera di scrittore, il mondo del teatro, del cinema e della tv che ha frequentato a lungo prima di diventare lo scrittore di Montalbano. Personaggi, episodi, aneddoti che il glaucoma ha sbiadito, forse la memoria ingigantito, e la penna del romanziere abbellito.

Il risultato sono i racconti - tra piccola Storia che fu e un'Italietta che non cambia mai - raccolti sotto il titolo Esercizi di memoria (Rizzoli). Camilleri si siede in poltrona, occhi chiusi spalancati, e ricorda raccontando. O racconta ricordando. Quando, diciassettenne, nel '42, e poco dopo, finita la guerra, nel '45, con quattro compagni di liceo agrigentini volle esaudire l'ultima volontà di Luigi Pirandello, quella di essere cremato. Prima i fascisti, poi gli antifascisti lo impediscono, per la stessa ragione (entrambe le parti si sentono tradite dal grande drammaturgo), fino all'incontro con un deputato siciliano della Dc... O quando, anni 1949-50, andò ad abitare con degli amici nell'appartamento sopra il poeta Vincenzo Cardarelli, il quale più di una volta salì a protestare per la musica alta del grammofono, fino alla sera in cui sbottò: «Siete giovani di merda». O quando nel '44 s'imbatté in alcuni briganti della banda di Salvatore Giuliano, fra cui un ex frate filosofo... O quando negli anni '60 rischiò un processo per aver portato in scena uno spettacolo contro la morale comune (tre poliziotti entrano in un bordello...). O quando lavorava con Eduardo e Peppino De Filippo («I due fratelli non si amavano, anzi, si detestavano. O meglio Eduardo detestava Peppino. Peppino preferiva invece non parlare di Eduardo»). O quando il corleonese Luciano Liggio, anno 1987, dal carcere dell'Ucciardone gli fece avere gli apprezzamenti per uno sceneggiato a tema mafia che Camilleri aveva scritto per la Rai... O quando - un vero scoop! - nel '63 scrisse un film per Antonioni, con Monica Vitti protagonista, che però non fu mai girato.

Titolo della sceneggiatura, andata persa: A donna che t'ama proibisci il pigiama.

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