Cultura e Spettacoli

Arsenij Tarkovskij, i versi "nocivi" di un poeta troppo scomodo

Poeta dall'opera smagliante, Arsenij Tarkovskij è pressoché un inedito nel nostro Paese

Arsenij Tarkovskij, i versi "nocivi" di un poeta troppo scomodo

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Primi anni Ottanta. Quel tipo, magro, basso, con il viso quadrato e i baffoni, pare un'apparizione marziana. In quel borgo d'Italia, nella piazza di Santarcangelo, stigmatizzato dai pettegolezzi dei vecchi, Tarkovskij attende Tonino Guerra. In mano ha un libro di poesie. Legge, a fior di labbra, le poesie di suo padre, Arsenij Tarkovskij. Con Tonino Guerra, Tarkovskij sta lavorando a Nostalghia. L'immagine del regista chino sulle poesie del padre, a dettare versi russi nell'assoluto della provincia italiana è già di per sé l'icona straziante della nostalgia. Andrej nasce nel 1932, in aprile. Il papà, classe 1907, ha 25 anni, è già un poeta importante e legge le sue poesie alla Radio Pansovietica. Quanto sgorga dai microfoni non piace alle autorità. Scatta l'ammenda: «Tarkovskij viene accusato di misticismo e indotto a interrompere la collaborazione». Infine, gli impedirono di pubblicare. Una nota del 1946, ad uso interno dell'editoria sovietica, censisce il carattere ribelle di Arsenij: «Poeta di grande talento, Tarkovskij appartiene a quel Pantheon Nero della poesia russa a cui appartengono anche Achmatova, Gumilëv, Mandel'stam e l'emigrante Chodasevic, e perciò quanto più talento vi è in questi versi tanto più essi nocivi e pericolosi». Grazie all'opera cinematografica del figlio, le poesie di Arsenij diventano un vanto mondiale. I dialoghi esistenziali di Stalker, gli sketch più intensi di Nostalghia e di Sacrificio sono intrisi della tenera filosofia del padre, Arsenij.

Poeta dall'opera smagliante, Arsenij Tarkovskij è pressoché un inedito nel nostro Paese. Ora, dopo un antico passaggio per Scheiwiller (nel 1989 e nel 1993), il piccolo editore Giometti& ntonelli pubblica con il titolo Stelle tardive le poesie e le prose di Arsenij Tarkovskij (pagg. 232, euro 22). Arsenij muore nel 1989, tre anni dopo il figlio. Il governo russo lo onora con un postumo Premio Lenin, cercando, come è prassi, di addomesticare la Storia a proprio uso: nel 1921 Arsenij era stato arrestato dopo la pubblicazione di un acrostico che sfotteva Lenin. «Ritengo che la cosa più importante a questo mondo sia l'idea del bene». Questo ha capito Arsenij.

Ci vuole un coraggio azzardato e azzurro per scriverlo.

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