Cultura e Spettacoli

Babbo Natale-De Sica contro il "re dei pacchi"

Alessandro Siani, che ha il ruolo del "cattivo", dirige l'unica commedia italiana delle feste

Babbo Natale-De Sica contro il "re dei pacchi"

È una commedia adatta per tutta la famiglia oltre a essere l'unica italiana che esce nel periodo natalizio. Dal 16 dicembre arriva infatti nelle sale, almeno 500, Chi ha incastrato Babbo Natale? di e con Alessandro Siani che si diverte a tornare a dirigere e recitare insieme a Christian De Sica dopo il grande successo, nel 2013, de Il principe abusivo e dopo i due cinepanettoni di Neri Parenti, Natale a New York e Natale in crociera. A lui Siani, che ha scritto la sceneggiatura con i fidi Gianluca Ansanelli e Tito Buffulini, affida nientepopodimeno che il personaggio di Babbo Natale, vittima di un complotto interno alla sua fabbrica di regali natalizi organizzata dalla Wonderfast, azienda di consegne online più potente del mondo, che domina il mercato per tutto l'anno tranne a Natale.

Per far fallire Babbo Natale assoldano il capo dei suoi elfi, convincendolo ad infiltrare nella sua fabbrica un nuovo manager: Genny Catalano, conosciuto come il re dei pacchi. In questo ruolo Alessandro Siani, insieme a un piccolo scugnizzo, metterà a dura prova la reputazione di Babbo Natale protetto ormai solo dalla nipote Sasha, interpretata da Diletta Leotta esordiente al cinema. «È un film concepito nel 2019 che si è fermato varie volte, De Sica ha anche avuto il Covid. La sensazione è che più che un film è come se avessimo girato una serie», scherza il regista che anche in questo nuovo film, il quinto da regista, accentua gli aspetti fantasy della narrazione perché «sono una cifra stilistica che ho scelto fin da Il principe abusivo e che mi dà la possibilità di evitare la volgarità, il film non ha nemmeno una parolaccia».

Sono lontani infatti i tempi dei cinepanettoni (per la verità anche dei loro incassi enormi) e il cinema di Siani intende rivolgersi veramente a tutta la famiglia giocando su battute e su temi in maniera quasi ingenua, ispirandosi alla tradizione della comicità che vuole che a una parola corrisponda un'azione, innescando da qui il gesto comico, ad esempio un pugno, che fa ridere grandi e piccini. Oppure lavorando sui giochi di parole, alla Totò, come quando, a uno che urla in fila al supermercato «Vado di prescia», viene detto «Ah sei di Brescia?». Perché, come sottolinea lo stesso De Sica che sta già preparando un nuovo film con Siani oltre a sperare di portare a termine il progetto, come regista e interprete, dell'adattamento dei Fannulloni di Marco Lodoli, «il Babbo Natale che interpreto è quello ingenuo come tutti vorremo che fosse, per questo è vestito in maniera filologica, tutto di bianco, e non di rosso come vuole la tradizione molto recente che ho scoperto essere tale solo per via degli spot della Coca Cola». È questo il film numero 106 per De Sica, il quarantesimo di Natale ma diverso dai precedenti perché, riflette, «ho interpretato sempre personaggi negativi, misogini, imbroglioni, ora finalmente sono Santa Claus in un film carico di emozioni». Per poi concludere scherzando: «Come sono entrato nel personaggio? Siani mi ha detto: Mangia, mangia ma ora non entro più nemmeno nei pantaloni».

Accanto a lui il personaggio della nipote Sasha, bella e impossibile per il corteggiatore Genny re dei pacchi, che Siani ha voluto affidare a Diletta Leotta, protagonista nel film anche di un empowerment al femminile quando si allea con la Befana interpretata da Angela Finocchiaro: «Prima di iniziare le registrazioni di questo film, ehm scusate volevo dire le riprese, sono abituata a Dazn, abbiamo fatto un mese di prove. Alessandro mi ha fatto leggere ogni scena, anche quelle non mie. Ma non è stata questa la cosa più complicata per me, quella più faticosa è stata non ridere sul set» dice la conduttrice radiotelevisiva, consapevole delle differenze tra il piccolo e il grande schermo dove le piacerebbe comunque tornare a lavorare: «Sono due mondi molto lontani e diversi, io lavoro in diretta e vivo emozioni immediate, sul set invece i tempi sono dilatati e ho imparato proprio questo, le attese.

E ora amo il mondo del cinema».

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