Cultura e Spettacoli

Il Bardo porta ad Aquileia i tesori feriti dai terroristi

Era il 18 marzo quando un gruppo di terroristi islamici è entrato all'interno del Museo del Bardo di Tunisi seminando morte e distruzione. Nove mesi dopo quella sanguinosa ferita, però, il polo museale tunisino torna protagonista in una pagina virtuosa del nostro presente grazie all'intuizione dei responsabili della Fondazione Aquileia. Alcuni dei suoi preziosi capolavori, testimonianze di epoca romana, saranno infatti esposti da domenica (e fino al prossimo 31 gennaio) al Museo archeologico nazionale di Aquileia.«Il Bardo ad Aquileia» è il primo capitolo di un progetto più ampio dal titolo «Archeologia ferita». La Fondazione intende infatti combattere con le armi del dialogo, della tolleranza e della cultura contro l'iconoclastia terroristica di matrice islamica che sta facendo scempio in Medio Oriente e nel Nord Africa delle testimonianze di antiche civiltà. Oggi il polo museale di Aquileia è una piccola realtà. Però il significato della scelta del luogo è molto profondo. Aquileia è stata per secoli un crocevia di razze, un luogo dove il confronto di civiltà è stato prolifico e dove comunità le più differenti (ebrei, romani, greci e alessandrini) hanno saputo convivere. Per secoli sede di Patriarcato, oggi si fa cornice ideale per questa «trasferta» tunisina. D'altronde i due musei (Bardo e Aquileia) sono perfettamente coetanei (134 anni) e conservano al loro interno tesori di area romana dello stesso periodo. L'esposizione intende rappresentare dunque uno spaccato dell'arte e dell'alto artigianato delle province africane in età romana tra il I e il III secolo d.C.Si va dal mosaico della dea Cerere ritrovato a Uthina (così simile a tante personificazioni dell'Estate presenti nei mosaici di Aquileia), per passare ai mosaici di «lottatori nudi in presa» provenienti dal tepidarium delle terme di Gigthis, dalla testa dell'imperatore Lucio Vero (forse il pezzo più popolare del Bardo e comunque un esempio tra i più raffinati della statuaria romana), alla raffigurazione del dio Giove e alla stele funeraria di Marcus Licinius Fidelis, soldato originario di Lione morto a 32 anni - dopo 16 anni di onorata carriera militare nelle file della III Legione Augusta - e sepolto ad Ammaedara (oggi Haïdra).Il piccolo gruppo di opere - otto in tutto - si completa con le ceramiche rinvenute nelle necropoli di El Aouja. Esempi di una produzione artigianale di ceramica da mensa molto raffinata e altrettanto popolare, che invase il mercato mediterraneo quasi da leader del settore.Come bene spiegano Antonio Zanardi Landi e Cristiano Tiussi (rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Aquileia), l'idea è quella di portare nella perla friulana testimonianze e reperti provenienti da siti e musei devastati dal fanatismo iconoclasta, che in questi anni si è accanito in territori già devastati dalla guerra civile, come l'Irak e la Siria. Insomma l'iniziativa è parte integrante di una «battaglia culturale» che vuole dimostrare che la tolleranza non solo è virtuosa di per sé, ma porta benessere. Ancora difficile, invece, immaginare quali saranno le prossime tappe del progetto «Archeologia ferita». «Il nostro obiettivo è portare qui opere di luoghi - spiega Zanardi Landi - dove purtroppo le priorità in questo momento sono altre».Nel caso della mostra, che si apre domenica, c'è da sottolineare che i responsabili del Bardo di Tunisi hanno prestato le opere a titolo gratuito, vista anche l'importanza simbolica dell'operazione. I costi poi, come ricorda ancora il presidente della Fondazione, sono interamente a carico degli sponsor (circa 140mila euro).«Ci sono delle mostre - commenta il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini - che sono importanti, oltre al valore scientifico, anche per il messaggio che trasmettono.

L'obiettivo non è solo ricordare un periodo di fertile convivenza tra le due sponde del Mediterraneo, ma anche far comprendere quanto la matrice culturale dei nostri Paesi sia comune, vicina e interconnessa».

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