Cultura e Spettacoli

La Bibbia torna al cinema con "Risorto"

La resurrezione di Cristo rivisitata nei toni del giallo. Il potenziale di un'indagine colta nei suoi aspetti storici e politici viene dissipato nella banalizzazione di episodi evangelici

La Bibbia torna al cinema con "Risorto"

Con l'avvicinarsi della Pasqua arriva al cinema una pellicola religiosa, "Risorto", che intende raccontare i giorni successivi alla morte di Gesù come se fossero un giallo. La narrazione passa attraverso gli occhi di un agnostico che, trovatosi di fronte ad eventi misteriosi, vede nascere in lui dubbi riguardanti la sfera del soprannaturale. Ai comandi del rischioso progetto c'è Kevin Reynolds, regista che non è più stato in grado di riabilitare commercialmente il suo nome dal flop epocale della pellicola "Waterworld", vent'anni fa.
Il tribuno romano Clavio (Joseph Fiennes) viene incaricato da Ponzio Pilato di organizzare una guardia notturna per proteggere il corpo di Yeshua, predicatore indicato dai suoi discepoli come il Messia, il quale prima di morire ha predetto che sarebbe risorto entro tre giorni. Poiché, in circostanze da chiarire, il cadavere scompare, il rischio che la notizia si diffonda e la gente gridi al miracolo è davvero alto. E' per questo motivo che Clavio inizia una corsa contro il tempo alla ricerca della salma perduta. Ancora non sa che sta andando incontro a una profonda conversione.
Se paragonato a celebri titoli sullo stesso tema firmati da Martin Scorsese o Mel Gibson, "Risorto" è destinato in partenza al fallimento. Ha semmai le sembianze di un remake hollywoodiano del film di Damiano Damiani, "L'Inchiesta", e fa venire in mente la storia di cui è protagonista il Baird Whitlock interpretato da George Clooney in "Ave, Cesare!" dei fratelli Coen. La confezione è discreta, la regia professionale, la bellezza dei set (Malta e Almeria) indubbia e, cosa da non sottovalutare, nonostante la storia raccontata sia universalmente nota, l'attenzione degli spettatori è tenuta ben desta. Quando il tribuno romano protagonista è chiamato a essere testimone dell'apparizione del Cristo risorto, però, quello che era un film dalle venature simili a un thriller politico ad ambientazione storica, cambia registro e prende la strada senza ritorno del misticheggiante. Il racconto dell'indagine su quanto avvenuto nel sepolcro lascia il posto alla sintesi di episodi del Vangelo la cui messa in scena ha purtroppo un sapore vagamente kitsch. Joseph Fiennes, poi, interpreta un personaggio che passa dalla totale incredulità al risveglio spirituale in tempi troppo brevi e senza traccia di travaglio sul volto. Forse la mancanza di tormento manifesto è imputabile al fatto che l'attore sia in grado di mostrare solo un paio di espressioni in tutto il girato: una con gli occhi asciutti e una con gli occhi colmi di commozione.
Il punto debole di "Risorto" sembra quello di raccontare episodi del Nuovo Testamento in maniera un po' banale pur inquadrandoli in una cornice epica.

E' indubbio che la storia al centro della scena conservi a distanza di due millenni un fascino inesauribile e che sia ancora in grado di appassionare credenti e non credenti, ma questo film appare realizzato per la prima serata della televisione più che per il grande schermo.

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