Il film del weekend

"Bohemian Rhapsody", celebrazione di un immortale

Un biopic che ripercorre l'ascesa dei Queen e soprattutto del loro leader, Freddie Mercury, attraverso la nascita di canzoni iconiche. Una grande esperienza, vibrante e trascinante.

"Bohemian Rhapsody", celebrazione di un immortale

"Bohemian Rhapsody", il film evento che ripercorre la nascita e ascesa di una delle band più famose di sempre, avrebbe potuto essere un fallimento poiché spesso i biopic incentrati su figure leggendarie finiscono per essere percepiti come un'agiografia o un sacrilegio. Invece, l'opera di Bryan Singer (terminata in una staffetta alla regia da Dexter Fletcher) riesce a rendere omaggio a una star come Freddie Mercury senza santificarne né profanarne il mito.

Mischiando musica e dramma, va in scena non solo il ritratto di un artista unico ma è mostrata la genesi di brani eterni.

Non siamo di fronte a un film perfetto ma a uno spettacolo trascinante come pochi altri, capace di coinvolgere anche chi non sia un fan dei Queen e di trasmettere quasi fisicamente cosa sia il potere della musica.

La linea narrativa appare anarchica, perché la cronologia di alcuni avvenimenti è piegata alle esigenze del racconto, ma le performance musicali vantano un'altissima fedeltà visiva e sonora. E' soprattutto un superlativo e mimetico Rami Malek a rendere palpabile la magia scenica che fu di Freddie Mercury. Di quest'ultimo "Bohemian Rhapsody" ripercorre la giovinezza in un sobborgo londinese, le incomprensioni con la famiglia d'origine, zoroastriana praticante e originaria di Zanzibar, l'incontro con il primo grande amore, Mary Austin (Lucy Boynton), e con gli altri che con lui formeranno i Queen: Roger Taylor alla batteria (Ben Hardy), Brian May alla chitarra solista (Gwilym Lee) e John Deacon (Joseph Mazzello) al basso. Vediamo Mercury, forte di un'estensione vocale non comune e di una personalità straripante, sfidare gli stereotipi e trasformarsi in icona, portando i suoi compagni d'avventura a scalare le vette della musica mondiale col trionfo nel celebre concerto Live Aid del 1985. Ci sono, inoltre, la scoperta dell’omosessualità, la caduta nei vizi, i problemi con i discografici e l'arrivo della malattia.

"Bohemian Rhapsody" è un'esperienza potente, in grado di destare emozioni contrastanti, quasi una sorta di gioia dolorosa: ogni volta che tocchiamo entusiasti l'infinito sulle ali di quella vocalità eccezionale, inevitabilmente ci rammentiamo che il custode di tale dono non è più tra noi.

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