Cultura e Spettacoli

Il Booker prize al romanzo coreano sul vegetarianesimo che diventa follia

Matteo Sacchi

È stato assegnato alla scrittrice sudcoreana Han Kang, per il suo romanzo The Vegetarian, il Man Booker International Prize di quest'anno. Han Kang ha vinto 50mila sterline che dovrà dividere con la sua traduttrice Debbie Smith. The Vegetarian, che ha battuto La storia della bambina perduta dell'italiana Elena Ferrante (si tratta di un nom de plume l'identità della scrittrice/ore è sconosciuta) e A strangeness in my mind del premio Nobel turco Orhan Pamuk, racconta la storia di una donna vegetariana che, a causa della sua scelta alimentare, si imbatte in conseguenze disastrose. La Han, 45 anni e figlia d'arte (il padre è il romanziere Han Seung-won), insegna scrittura creativa presso l'Istituto delle Arti di Seoul e ha vinto numerosi premi letterari per la sua narrativa in Corea del Sud e prima di un romanzo crudo come The Vegetarian, che è anche il suo primo romanzo pubblicato in lingua inglese, era nota, in patria, soprattutto come poetessa. Il percorso del romanzo sino al Man Booker International è stato lungo. The Vegetarian è stato infatti pubblicato in patria nel 2007, provocando un discreto choc, e solo in seguito è stato tradotto in altri 20 Paesi, in Italia arriverà presto per i tipi di Adelphi. La trama ruota attorno alle vicende di una casalinga, Yeong-hye. La donna sino a quel momento ha vissuto un'esistenza tranquilla ma inizia a essere tormentata da violentissimi incubi pieni di sangue e violenza che la spingono a diventare vegetariana. La scelta rapidamente degenera in una spirale di follia. Il marito di Yeong-hye la vede come una ribellione alla sua autorità e reagisce con violenza, il cognato nel frattempo si invaghisce del suo corpo sempre più emaciato e la coinvolge nelle performance molto hard di video arte che realizza. La discesa in questo gorgo esistenziale si conclude quando la donna ormai alle soglie della follia inizia a mangiare sempre di meno nel tentativo di trasformarsi in un albero.

Idea che la scrittrice avrebbe mutuato da un verso del poeta coreano Yi Sang che la ossessionava al tempo dell'università: «Sarebbe meglio se gli umani fossero vegetali».

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