Cultura e Spettacoli

Le “Brave ragazze” di Michela Andreozzi sbarcano al cinema tra bigodini e pistole

Un film mai spiacevole, che tenta di coniugare leggerezza e profondità ma non colpisce particolarmente né come dramedy né come poliziesco.

Le “Brave ragazze” di Michela Andreozzi sbarcano al cinema tra bigodini e pistole

Michela Andreozzi, a due anni dal suo debutto alla regia con "Nove Lune e Mezza", torna al cinema con "Brave Ragazze", un'altra storia di "sorellanza".

Questa seconda opera è un'action-comedy tutta al femminile, ispirata a un fatto di cronaca avvenuto oltre trent’anni fa nella zona di Avignone, in Provenza. Quella storia vera, riscritta per il cinema dalla stessa regista insieme ad Alberto Manni, viene ambientata a Gaeta negli Anni '80 e vede protagoniste quattro amiche in crisi. Si chiamano Anna, Maria, Chicca e Caterina (rispettivamente Ambra Angiolini, Serena Rossi, Ilenia Pastorelli e Silvia D’Amico) e sono accomunate dall'avere un’esistenza frustrata da varie difficoltà: la prima è una ragazza madre, la seconda una moglie maltrattata, la terza una ribelle con problemi d'identità e l'ultima un’aspirante studentessa senza un soldo. Diverse nel temperamento ma con una coincidenza d'intenti e di sogni, le quattro decidono di travestirsi da uomini e svaligiare insieme una banca. Armate di un motto che recita "tutto finisce prima o poi, ma la sfiga finisce solo se le dai una mano", sognano un futuro migliore e se lo vanno a prendere. Sulle loro tracce, una volta effettuato il colpo, avranno però l'ispettore Morandi (Luca Argentero).

Michela Andreozzi mette in scena un piccolo spaccato d'universo femminile affrontando temi seri e mai datati come quello della violenza domestica e del lavoro precario. Lodevole che si scelga di regalare un sorriso qua e là piuttosto che investire sul solito sottotesto femminista, ma il problema è che la trama resta esile e prevedibile.

Le attrici protagoniste, brave e affiatate, sono purtroppo chiamate a interpretare cliché ambulanti (tranne nel caso dell'ottima Pastorelli).

"Brave ragazze", classico film senza lode e senza infamia cui forse avrebbe giovato qualche taglio in sede di montaggio, è un'opera che ha il limite coinvolgere solo superficialmente, mancando sia l'intento di divertire che quello di far riflettere davvero.

Resta comunque un titolo che ha il pregio di indicare nella solidarietà femminile il più rapido antidoto a pregiudizi e maltrattamenti purtroppo ancora attualissimi.

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