Cultura e Spettacoli

Brevi istruzioni per disubbidire alla «democrazia»

Matteo Sacchi

La democrazia è figlia, anche, del conflitto delle idee. La modernità nasce, anche, dal pensiero non convenzionale che infrange dei tabù. Insomma anche senza tifare per improbabili rivoluzioni ogni tanto in una società sana qualcuno deve pur épater le bourgeois. Era un ruolo che spesso si riservavano le sinistre, anche in senso non strettissimamente politico. Oggi non è più così. La sinistra è stata imprigionata dal politicamente corretto. Il cui rischio è per altro quello di tutelare molto più la forma che la sostanza.

Ecco, fuori da questo solco, maggioritario, si muove di sicuro Luigi Iannone. Lo dimostra il suo pamphlet che sarà in libreria dalla prossima settimana: L'ubbidiente democratico. Come la civiltà occidentale è diventata preda del politicamente corretto (Idrovolante edizioni, pagg. 136, euro 13).

In questo testo Iannone (saggista e firma di diverse testate oltre che membro del Consiglio accademico dell'Istituto di alti studi strategici e politici) misura, partendo dal personale, quanto si sia radicata, nelle singole vite e nei percorsi collettivi, l'assuefazione al conformismo. Per farlo Iannone tenta un percorso di decostruzione del complesso quadro del presente. Parte da fatti singoli e banali. Sono il modo migliore di dimostrare come il fantasma del politicamente corretto pervada anche gli episodi più piccoli della nostra vita. E Iannone lo fa senza sconti. Non gli sta sicuramente simpatico chi si piega al politicamente corretto, ma si prende anche un intero capitolo per «bastonare» i conformisti dell'anticonformismo.

Le radici culturali di Iannone all'interno dell'agile libretto appaiono con chiarezza. Basti il titolo di un capitolo: «Evola a quindici anni tra sigari e utopie di disintegrazione». E non mancano nemmeno le suggestioni tratte da Carmelo Bene, J.R.R. Tolkien e Ernst Nolte. O una meno comune ammirazione per Hiroo Onoda, ovvero «l'ultimo giapponese» che proseguì la sua guerra contro gli americani sino al 1974. Ma Iannone nel testo non cerca di fare proselitismo, di far assimilare ad altri le sue radici. Il suo scopo è altro: è quello di generare il dubbio, di spingere a pensare fuori dagli schemi e dai binari. Come quando provocatoriamente suggerisce di radere al suolo gli scavi di Pompei: «Bombardateli con i nuovi F35... una operazione mirata a pochi obiettivi, gli altri stanno già cadendo a pezzi da soli». Iannone sceglie di steccare nel coro e steccando vi fa vedere come molte parole, a partire da democrazia e partecipazione, nella logica del politicamente corretto sono sempre più parole vuote. Le sue stecche potrebbero farvi arrabbiare. E gli sta benissimo.

È convintissimo che per una vera democrazia serva vera contrapposizione e per ora non ne vede. Voi sì?

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