Cultura e Spettacoli

Bufera politica su "Mission" E scoppia la grana fiction

Il docu-reality "umanitario" finisce nel mirino per costi e ascolti negativi. Contestato il nuovo piano delle serie: sarebbero favoriti alcuni produttori

Michele Cucuzza e Rula Jebreal presentano "Mission"
Michele Cucuzza e Rula Jebreal presentano "Mission"

Manco per Sanremo si era visto un diluvio di polemiche così. Di certo, questa Mission ha centrato l'obiettivo di scatenare un dibattito mai visto in Italia su come sensibilizzare la gente sui drammi dei rifugiati e delle vittime delle guerre di tutto il mondo. Prima della messa in onda, e anche ieri, a visione avvenuta, gli animi erano infuocati. Chi a sostenere che il programma di Raiuno che ha inviato alcuni Vip (ieri Al Bano e le sue figlie, la giornalista Candida Morvillo e l'attore Francesco Pannofino) nei campi profughi era ben fatto e ha raggiunto lo scopo di raccogliere generose donazioni, chi a bollarlo come «un marchettone natalizio», chi a definirlo un «flop clamoroso». E il ministro per l'integrazione Kyenge a chiedere in generale «il rispetto delle persone». I più duri sono stati due esponenti parlamentari di centrosinistra, sempre molto attivi nelle critiche alla Rai. «I dubbi di un'ampia fetta del mondo del volontariato, la petizione da centomila firme e i dibattiti in rete non sono bastati: la Rai ha comunque deciso di andare avanti con la trasmissione ed è andata incontro ad un flop clamoroso di ascolti. Ora chi paga?». È la domanda che si pongono i segretari della commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Partito democratico) e Bruno Molea (Scelta Civica). In effetti il programma non ha avuto un grande riscontro di pubblico raggiungendo solo 2 milioni 165 mila spettatori e l'8,16% di share. Pochi se si considera la vasta platea del pubblico del primo canale, molti se si considera l'argomento delicato e francamente poco «digeribile» affrontato. Di fatti molti spettatori si sono riversati sulla fiction di Canale 5. Comunque chi paga è certamente il canone, quindi i contribuenti, visto che, per scelta, il programma non conteneva pubblicità. Secondo indiscrezioni, il costo a puntata (sono due) di Mission è di circa 700 mila euro (compresa la diaria di 700 euro al giorno agli inviati Vip), in linea con i costi delle prime serate di Raiuno, anche se di solito si portano a casa molti più spettatori. Ma, in questo caso, conta anche la risposta «economica» del pubblico: in poche ore sono arrivate all'Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) che ha organizzato il programma insieme a Interos, oltre 75.000 donazioni (da 2, 5 o 10 euro). Mentre altre organizzazioni che si occupano dei rifugiati hanno continuato a mantenere parere negativo. Eugenio Melandri, dirigente del Cipsi (coordinamento di 37 ong) è durissimo: «Peggio di quanto ci aspettassimo. È apparso chiaro che la motivazione accampata dalla Rai per coinvolgere personaggi in nome dell'audience era priva di consistenza, visto il flop di ascolti, una vera e propria offesa al pubblico che vede la Rai, ritenuto incapace di capire i problemi. Con i veri protagonisti, i rifugiati e gli sfollati, messi come sfondo e i divi in primo piano». In ogni caso, per il direttore di Raiuno Giancarlo Leone si tratta di un successo tanto che annuncia, dopo la seconda puntata di giovedì prossimo, altre iniziative per mantenere alta la soglia di attenzione su questi temi.
Ma, in Rai, le polemiche non finiscono mai. E, ieri, mentre si scatenava il dibattito su Mission, qualcuno ha fatto filtrare da viale Mazzini il piano di produzione fiction per il 2014, pubblicato dall'agenzia Adnkronos. Un budget gigantesco, pari a 182 milioni di euro. E c'è già chi lamenta che le fette più grosse della torta vadano sempre ad alcune precise società di produzione. Se ne parlerà nel prossimo Cda del 12 dicembre e pare che alcuni consiglieri avanzeranno parecchi dubbi. Dalla lettura delle voci, si evidenziano i contratti più onerosi che riguardano le serie lunghe: per esempio la fiction È arrivata la felicità, 12 milioni 800mila euro, affidata alla società Publispei. A un passo dal cielo, la serie con Terence Hill, 12 milioni di euro, è affidata alla Lux Vide della famiglia Bernabei, come anche Che dio ci aiuti 3 (10 milioni 250mila euro) e Medici per altri 8 milioni 750mila. E ancora Una grande famiglia 3, costo 10 milioni 400 mila euro, sarà prodotta dalla società Cross Prod; Provaci ancora prof 6, 9 milioni 800mila, invece, dalla Endemol.

Immancabile la soap di Raitre Un posto al sole per la quale sono stati stanziati 13 milioni 170mila euro per 250 puntate, produzione Fremantle Media, società che si è aggiudicata anche la serie lunga Delitti in famiglia per altri 7 milioni 800 mila euro.

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