Cultura e Spettacoli

Una canonica per due. Poi "Don Matteo" diventerà don Massimo

Nei primi episodi ci sarà ancora Terence Hill. Raoul Bova sarà un prete contro le ingiustizie

Una canonica per due. Poi "Don Matteo" diventerà don Massimo

È arrivato il momento anche per lui, il prete investigatore più amato della televisione italiana. Dopo 255 puntate, 12 stagioni, 22 anni di set, don Matteo è pronto a lasciare la canonica di Sant'Eufemia, la bicicletta, i parrocchiani, gli omicidi, le inchieste, il maresciallo Cecchini e tutta la squadra dei carabinieri di Spoleto. Ma, soprattutto, lascia i numerosissimi spettatori che l'hanno seguito nelle sue avventure fin dal gennaio 2000.

Insomma, quella che inizia giovedì prossimo su Raiuno è una stagione (la numero tredici) che segna un cambiamento epocale per la tv italiana: esce di scena Terence Hill (all'anagrafe Mario Girotti). Ed entra in parrocchia don Massimo, interpretato da Raoul Bova... a bordo di una moto. Via la bici, un mezzo motorizzato a segnare la modernità del nuovo protagonista. Comunque, il passaggio sarà graduale: nelle prime quattro puntate il protagonista sarà ancora Terence, dalla quinta si farà conoscenza con il nuovo parroco.

Diciamolo subito: Girotti, ora a svernare a Malibù nel suo ranch per stare un po' con il figlio (da dove manda un video messaggio di ringraziamento prima dell'inizio della conferenza stampa e conclude «Vogliatevi bene»), non è stato contentissimo di lasciare. Lui che martedì compirà 83 anni, stanco di stare sul set per tanti mesi, avrebbe preferito continuare girando quattro episodi l'anno, «come si fa con Montalbano», ma la sua proposta non è stata accettata dalla Rai e dunque ha deciso di lasciare . «E a distanza posso dire che è stata la decisione giusta - ha confidato a Sorrisi e canzoni - come anche la scelta di Raoul Bova».

«Non era possibile dal punto di vista produttivo realizzare solo quattro puntate - rispondono sulla questione i produttori (Luca e Matilde Bernabei della Lux Vide) e la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati -. Queste sono serie concepite industrialmente per essere lunghe, 10 o 12 puntate. Inoltre Don Matteo è un grande marchio che si è evoluto in vent'anni e che, con questo passaggio, avrà la possibilità di esplorare altri mondi». Se Terence Hill tornerà nella quattordicesima stagione, magari con un cameo, non è dato sapere, né ci si sbottona su come si potrà continuare a titolare una serie Don Matteo se il protagonista si chiama don Massimo. Del resto alla Lux Vide tengono molto a mantenere il mistero per dare un po' di suspence allo spettatore.

Non viene neppure svelato il motivo per cui Raoul Bova arriva nella parrocchia di Spoleto. Il suo personaggio è un prete diverso che, con alle spalle un grande dolore, arriva al sacerdozio in età matura. È Don Matteo, nella sua proverbiale generosità e capacità di ascolto, ad aiutarlo ad affrontare le difficoltà e a portarlo sulla via della fede. Alla fine, prenderà il suo posto. Per Bova non è stato facile accettare un ruolo così iconico, tanto amato dai telespettatori.

«Don Matteo - dice - rimarrà per sempre. Io non lo voglio e non lo posso sostituire. Cercherò solo di mantenere quegli ingredienti che hanno reso così forte questa fiction. Quando mi è stata proposta la parte, prima di accettare ho voluto sapere se Mario condividesse questa scelta. Ci siamo incontrati e con il suo sguardo mi ha dato il consenso. Allora mi sono convinto».

Ma chi è Don Massimo? Un prete della terra, contadino, abituato a sporcarsi le mani, più propenso a stare tra gli ulivi e a zappare che tra le mura della canonica. Saldo nella sua fede, ma con le difficoltà di tutte le persone di oggi, dell'uomo comune: ha un atteggiamento francescano, aperto all'accoglienza e al perdono, ma pronto a combattere contro le ingiustizie. Insomma, la serie sarà ancora un mix tra giallo, commedia e spaccato della società, con la leggerezza cui ci ha abituati in questi vent'anni e anche con il tentativo di esplorare temi come il rapporto tra genitori e figli e i problemi degli adolescenti.

Nella prima puntata ritroviamo anche Flavio Insinna, nei panni del (promosso) colonnello Arceschi che torna a Spoleto per festeggiare i 40 anni di sacerdozio di don Matteo. E poi tutto il resto del cast, a cominciare da Nino Frassica (maresciallo Cecchini), a Maria Chiara Giannetta (capitano Anna Olivieri), a Nathalie Guetta (Natalina) a Francesco Scali (Pippo). Entrano in scena anche la figlia del capitano Arceschi, interpretata da Emma Valenti, e Federico (Mattia Teruzzi), ragazzo problematico accolto in parrocchia. Quindi, almeno per questa stagione, godetevi ancora la dolcezza, l'ironia e gli occhi azzurri di Terence Hill. Poi, Raoul Bova non ce lo farà rimpiangere. Ma chissà che non lo ritroveremo ancora nelle prossime stagioni. E, poi, sta già preparando nuovi film e serie, anche un western. È presto per la pensione..

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