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Il carcere ha salvato la vita del figlio di Michael Douglas

Ormai è un lontano ricordo, ma da adolescente Cameron Douglas, figlio maggiore di Michael, era dipendete da cocaina ed eroina. È finito in galera per spaccio e detenzione, ma questa esperienza gli ha salvato la vita

Il carcere ha salvato la vita del figlio di Michael Douglas

È iniziato così, come un "gioco" per svagarsi un po’, come purtroppo accade per molti adolescenti. Ma dopo poco la droga è diventata per Cameron Douglas, figlio maggiore della star di Hollywood, una dipendenza. Ha cominciato con alcool e fumo, per poi passare rapidamente a cocaina ed eroina. A 20 anni ha iniziato a spacciare metanfetamine, andava in giro con una pistola e sniffava tutti i giorni. Michael Douglas e l’ex moglie Diandra Luker erano disperati, assistevano alla distruzione del figlio con la paura di non riuscire a salvarlo. "Ci sono stati momenti in cui la speranza di recuperarlo si è ridotta al lumicino. Abbiamo avuto davvero paura di perderlo", ha detto l’attore. Padre e figlio, in una doppia intervista su People, hanno voluto condividere il racconto di questo periodo terribile.

Ora Cameron Douglas ha 40 anni e da poco è diventato padre di Lue, avuta all’inizio del 2018 dalla storica fidanzata Viviane Thibes, istruttrice di yoga. Ha ripreso a fare l’attore. Tutto ciò è stato possibile “grazie” al carcere. Sì, perché nel 2009 è finito dietro alle sbarre e ci è rimasto per otto lunghi anni, con l’accusa di spaccio e detenzione di stupefacenti. "È il potere subdolo, la stretta strana che ha la dipendenza quando ne sei preda – spiega Michael Douglas-. Quando arrivi a questo livello, ci sono un paio di opzioni: c'è la prigione e poi c'è la morte". Questo, secondo l’attore premio Oscar, era l’unico modo per capire l’errore, sconfiggere la dipendenza e ricominciare.

Michael Douglas gli è rimasto a fianco tutti questi anni e alla fine di questo lungo e straziante percorso ha trovato suo figlio profondamente "cambiato". Ora Cameron vorrebbe aiutare tutte le persone nella sua stessa condizione, invitando i tossicodipendenti a "cercare aiuto" per salvarsi la vita, come ha fatto lui. Ha condiviso la sua esperienza in un libro, "Long Way Home", dove ha spiegato il suo lungo cammino alla ricerca di se stesso.

Se lui si è ritrovato, possono riuscirci anche gli altri.

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