Cultura e Spettacoli

"Che gioia ridare successo ai nostri cantanti ex famosi"

Il conduttore di "Ora o mai più": "Il pubblico apprezza il mix di nostalgia e di riscoperta di nomi dimenticati"

"Che gioia ridare successo ai nostri cantanti ex famosi"

C'era chi temeva lo spettacolo crudele. Peggio: patetico. C'era chi paventava il solito defilé di vecchie glorie in disarmo, e la risaputa passerella di canzoni stagionate. E invece, coi palinsesti già in pieno fuggi-fuggi vacanziero, e il pubblico già con un piede davanti alla tv e l'altro sul bagnasciuga, Ora o mai più lo show che chiude stasera su Raiuno, dopo aver abbinato otto «meteore» canore ad altrettante «star» dell'ugola - ha avuto un imprevedibile trionfo. E con esso il suo convinto, convintissimo conduttore. Amadeus.

Diciamoci la verità: quello di Ora o mai più è stato un successo inatteso.

«Si: ora possiamo dirlo. Un successo oltre, e nonostante, tutte le previsioni. Si diceva: è un progetto originale, non un format. E poi: siamo già a giugno, fa caldo, la gente pensa al mare... Se portiamo a casa uno share del 17 per cento è già un miracolo. Invece abbiamo superato il 20».

Quali i motivi di questo prodigio ante-vacanziero?

«Come dice uno dei maestri dei nostri concorrenti, Red Canzian, la musica in tv funziona se la offri nel modo giusto. Qui avevamo un abbinamento inedito: nomi una volta amatissimi, ma che tutti avevamo dimenticato, riproposti attraverso canzoni amatissime, che nessuno può dimenticare. Un mix che si è rivelato esplosivo. Oltre all'effetto nostalgia su chi ha la mia età, unito alla curiosità dei telespettatori più giovani».

Poi c'è l'umanità delle storie di ciascuno dei concorrenti. Caduta e resurrezione sul filo delle note.

«Il pubblico ha solidarizzato subito con loro, perché in ciascuno dei loro momentanei fallimenti ha riconosciuto il proprio. Come quello di Lisa, ad esempio: nel 1998 coglieva il successo internazionale con Sempre e poi una brutto tumore (da cui è fortunatamente guarita) la fermò. Oggi, grazie anche alle attente cure del suo maestro Marco Masini, il pubblico ne ha riscoperto la voce veramente straordinaria».

A proposito di maestri: quanto deve questo programma ai loro insoliti e imprevedibili - siparietti?

«Molto, non c'è dubbio. Lo scatto d'orgoglio della fin qui serafica Orietta Berti, che protesta per i 4 rifilati alla sua Valeria Rossi («Qui ognuno tira l'acqua al suo mulino»); i giudizi tranchant dell'irresistibile Bertè (la voce di soprano di Alessandra Drusian dei Jalisse definita solo un falsetto, e pure brutto); Patty Pravo che ricorda un Pavarotti incaztissimo quando a Sanremo vinsero i Jalisse... anche questo fa spettacolo».

L'impressione è che proprio i giudizi di star come Bertè, Pravo o Red Canzian abbiano «sdoganato» canzoni come Brutta o Fiumi di parole; magari divenute «cult» popolari, ma fin qui invise alla critica ufficiale.

«La morale che se ne può trarre è una sola, sempre la stessa. A decretare il successo è solo il pubblico. Negli stessi Sanremo in cui Brutta o Fiumi di parole trionfavano, le canzoni di Loredana o di Patty arrivavano ottave, undicesime... Poi, col tempo, il pubblico ne ha fatto delle hit pazzesche. Ora sempre il pubblico riscopre quegli interpreti che fino a ieri erano guardati dall'alto in basso. Questa è la forza della musica».

Però sia sincero: in Ora o mai più c'è anche una punta di crudeltà? Non trova cinico per cantanti come Sani, Armani, o Canino il rischio di un secondo, e più doloroso, rientro nell'ombra?

«E' la legge dello spettacolo. Anzi: della vita. E' la vita, ad essere cinica e crudele. Noi almeno offriamo una seconda chance. E questo è già molto. E poi, oltre la classifica, anche solo riapparire in tv può voler dire rimettersi in pista: riprendere con le serate, con le offerte di lavoro... C'è chi saprà approfittarne, chi no. Madipenderà solo da loro».

Questo programma richiama qualcosa di autobiografico anche per quel che la riguarda.

«Si. Anch'io ho conosciuto l'abbandono del pubblico. Nel 2006 commisi un errore fatale: lasciai L'Eredità. Ero all'apice del successo, quattro anni di ascolti record: mi pareva giusto voltar pagina. E invece fu l'inizio del buio. Di colpo nessuno mi cercava più; il telefono restava muto. Per fortuna non mi sono abbattuto, né ho pensato che la colpa fosse degli altri. No. La colpa era solo mia. Ho saputo reagire, la mia famiglia mi è stata vicino, e sono riuscito a rovesciare la medaglia. Per questo capisco i nostri otto concorrenti. Forse oggi anche per loro, come per me, è arrivato il momento della riscossa».

Insomma: inevitabile per la prossima stagione un secondo Ora o mai più?

«Il direttore di Raiuno, che l'ha voluto fortemente, ha commentato: Da replicare.

Nel modo più assoluto».

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