Cultura e Spettacoli

Che rottura di Saloni: nessun accordo tra Milano e Torino

Inutile la mediazione del ministero che voleva una sola manifestazione. Ma il caso resta aperto

Che rottura di Saloni: nessun accordo tra Milano e Torino

Un altro tentativo andato a vuoto. Trascorsi gli otto giorni dall'ultimo incontro con il ministro Franceschini, al termine della riunione di ieri con il ministro Giannini, il sindaco di Torino Appendino, l'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, il presidente della Regione Piemonte Chiamparino e il presidente dell'Associazione italiana editori, Federico Motta, l'accordo possibile tra Milano e Torino per una regia unica del Salone del Libro è fallito. «Dobbiamo dire con molta amarezza che la soluzione di avere un Salone unico del Libro e della lettura con due sedi, complementari fra loro, non è stata accettata. Ci sono infatti molte rigidità da una parte e dall'altra. L'Italia perde così una grande occasione», ha dichiarato Franceschini. E Appendino aggiunge: «Torino da domani procede e organizzerà il proprio Salone. Spesso si dimentica che un Salone del Libro esiste da 30 anni ed è quello di Torino. Se l'occasione era fare sistema per una crescita del sistema Paese noi c'eravamo, se si tratta di negare la nostra storia, su questo non c'è accordo e si va avanti. Festeggeremo i nostri 30 anni e lo faremo al Lingotto». Forse con Giuseppe Ferrari, nominato ieri nuovo segretario generale (incarico temporaneo) della Fondazione per il libro.

Nel pomeriggio di ieri la proposta del governo, su cui Torino era d'accordo, era quella di un Salone unico, una data unica e una governance unica per fare sistema. Mentre la Fabbrica del Libro, società composta da FieraMilano e Associazione Italiana Editori, aveva proposto, attraverso Renata Gorgani, «una settimana di una grande manifestazione in cui si parlasse di libro e lettura, una cabina di regia ma con identità separate, un focus per Torino sulla città e non sul Lingotto» ci ha spiegato Motta. A fatica il pubblico di non esperti potrebbe capire la differenza, se non basandosi su una frattura ormai profonda tra i due eventi comunque ora previsti in fasi e modi separati: 19-23 aprile su Milano e 18-22 maggio su Torino e tra le due fazioni. «Per loro - specifica ancora Motta parlando di Torino - esiste un fattore sentimentale che non riescono a superare legato al Salone e al trentennale della manifestazione. Altro ostacolo è il Lingotto: lo ripropongono, ma anche con la riduzione da 1 milione 160mila euro a 600mila euro, il costo rimane sempre il triplo della sede di Milano». Si chiude quindi il capitolo Mi-To del libro? «Non lo so, sono vecchio, ma penso ci sia sempre una possibilità, magari che la notte porti consiglio. Noi siamo aperti e disponibili, magari anche per una manifestazione specialistica su Torino.

Il ruolo del Ministro? Per me ha fatto benissimo il suo lavoro», chiude Motta.

Commenti