Cultura e Spettacoli

«Ciak», si premia. Il pubblico sceglie Martone

Un altare per palco, un set di Cinecittà come sfondo: nulla di più adatto per celebrare il rituale dei trent'anni di Ciak , storico mensile di cinema fondato nel 1985 da Gigi Vesigna e diretto da Piera Detassis, al timone dal 1997. Tra cin-cin, targhe e sorrisi, ieri sulla Tuscolana si è tenuta la celebrazione del Grande Sogno: quante copertine, quanti scoop e che rapporto di ferro con i lettori, interlocutori privilegiati della rivista. I quali anche quest'anno, l'anno del trionfo trentennale, tanto più significativo quanto meno la gente va in sala, hanno votato i propri beniamini, con la giuria dei cinecritici. Ha fatto incetta di premi (5), Il giovane favoloso di Mario Martone, che nel suo film ha descritto Leopardi come un ribelle in cerca di libertà, avvicinando il poeta alla platea giovane, difficile da conquistare. Reduce dalla Scala, dove prova Luisa Miller di Giuseppe Verdi, il regista napoletano si è dimostrato entusiasta per il riconoscimento, al quale d'altronde non è nuovo: nella tornata 2011, a lui il Ciak d'oro per Noi credevamo .

Grande successo per Mia madre di Nanni Moretti, ben accolto a Cannes, Torneranno i prati di Ermanno Olmi, intenso lavoro ambientato nella Prima Guerra Mondiale e Anime nere di Francesco Munzi, che già al David di Donatello ha avuto un boom di nomination (16). «Nonostante tutto, la gente va al cinema», scriveva Vesigna nell'editoriale del primo numero di Ciak , con Harrison Ford in copertina. A distanza di tre decadi, dev'essere ancora vero se nel novero dei Migliori Interpreti dell'anno, la giuria ha inserito Elio Germano, Margherita Buy, Claudio Amendola e Giulia Lazzarini, mescolando stili e generazioni. Se è piaciuto il Leopardi nevrotico di Germano, la veterana Lazzarini, impagabile madre moribonda diretta da Moretti, ha colpito al cuore. E Superciak d'oro ad Alessandro Gassman, figlio d'arte di Vittorio e dell'attrice Juliette Mayniel, ultimamente presente nelle polemiche via twitter, ma sempre più lanciato tra cinema, teatro e tivù. Mentre il Ciak- Alice Giovani è andato a Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores, che ha trovato una via italiana allo sci-fi fumettistico. Intanto, la Miglior Opera Prima si è rivelata Short Skin di Duccio Chiarini, singolare film sui problemi sessuali ed emotivi del diciassettenne Edoardo, afflitto da un prepuzio troppo stretto. Né poteva mancare la Rivelazione dell'anno: Noi e la Giulia di Edoardo Leo, abile a descrivere l'insoddisfazione di tre quarantenni in fuga dalla città.

Tra i vicoli dell'antica Firenze, ricostruita ad hoc per le riprese di San Francesco , questo il set che ha ospitato il trentennale, non poteva mancare una coppia toscanissima: a Paolo e a Vittorio Taviani, Ciak d'oro Classic alla carriera. Il Ciak d'oro Special Grandi Protagonisti, votato dai lettori, è volato tra le mani di Paolo Sorrentino, ormai trattato come un papa sia al Quirinale sia a Cinecittà, e di Margherita Buy, naturalmente timida anche durante la cena placè, finita con un parfait di pistacchio e cioccolato bianco.

«Abbiamo resistito tanti anni, con una rivista specializzata che ha creato un universo. A Ciak dovrebbe andare il Premio Resistenza», scherza Piera Detassis, ricordando la crisi del nostro cinema.

Ciak, si gira, comunque: nel boccheggiante panorama editoriale, la guerra dei trent'anni è già trionfo.

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