Cultura e Spettacoli

"Il cinema italiano deve osare. Come faceva mio papà Ugo"

Il regista Ricky Tognazzi pronto a girare una miniserie per Mediaset. Intanto celebra il mitico genitore nelle piazze del Paese

"Il cinema italiano deve osare. Come faceva mio papà Ugo"

Una nuova esperienza di regia dietro l'angolo per la coppia del cinema italiano Tognazzi-Izzo, con protagonista Sabrina Ferilli. Dopo L'Amore strappato (2019) e Svegliati, Amore Mio (2021), i due torneranno dietro la macchina da presa per un nuovo racconto televisivo dal sapore sociale, come le due fiction precedenti. Una miniserie in tre puntate che li impegnerà i prossimi mesi sul set e che debutterà il prossimo anno su Mediaset. «Cesare Zavattini, penna straordinaria, diceva che bisogna pedinare la realtà. Anche questa fiction quindi lo farà, avrà un sapore strettamente attuale». Intercettato all'evento più chiacchierato dell'estate, il galà dell'imprenditore italoamericano Alessandro Nomellini al Twiga di Forte dei Marmi, Ricky Tognazzi ha fatto il punto sulla sua estate, che cade nel centenario del compleanno del celebre padre, l'attore Ugo Tognazzi. «Nel frattempo sto girando il paese per celebrare la memoria di papà, incontrando chi gli ha voluto bene e chi, magari per questioni anagrafiche, non lo conosce».

Sempre al fianco di sua moglie, nel lavoro e nella vita. Quali sono le rose e quali le spine?

«Trentatré anni sempre sul filo e la medaglia per essere riusciti a mantenere una convivenza così a lungo va solo a lei. Abbiamo un equilibrio che abbiamo conquistato negli anni, che si basa sul dibattito. Abbiamo spesso idee agli antipodi, Simona pensa bianco e io nero. Si discute, a volte si litiga, poi si arriva a una sorta di compromesso. Magari uno ha la peggio nella discussione, ma poi vince davvero solo chi ha imparato qualcosa»

A proposito di imparare, ha progetti nel cassetto che non ha ancora realizzato?

«Il nostro lavoro è fatto di sogni da realizzare, che per una ragione o per l'altra non sei mai riuscito a portare a termine. Spesso hanno la precedenza quei progetti che il mercato sente l'urgenza di produrre e altri, purtroppo, finiscono nel dimenticatoio. Ho tante storie in mente. In futuro vorrei occuparmi di fluidità, un racconto di transizione che sarà ispirato a un personaggio pubblico. Una storia vera, che racconta le difficoltà e il percorso di cambiamento di una persona reale».

Per chi fa cinema, non tutti i progetti vanno in porto, così dice. Ma il settore in che situazione versa?

«Barbera, direttore della mostra di Venezia, è stato recentemente molto severo verso il cinema italiano, sostenendo che abbiamo perso in qualità, pur di produrre in quantità. Il fatto è che si fa tanto, ma in modo più industriale. Quello che manca oggi è più libertà. Si produce tanto per la televisione, magari inseguendo il mercato, manca l'autonomia autoriale, l'opportunità di portare davvero in scena la storia che hai nel cuore».

A proposito di storie, quest'anno sono cent'anni dalla nascita di suo padre Ugo Tognazzi. Quali sono state le difficoltà e i privilegi di una condizione come la sua, quella di figlio d'arte.

«Da ragazzo vivi in un cono d'ombra, perché la gente ti riconosce in quanto figlio di', poi com'è naturale, ne esci. Quando quella figura poi magari viene a mancare entri in un'altra visione, e quel cono d'ombra diventa una luce».

Ci spieghi.

«Per me oggi papà è un faro, una guida. A cent'anni dal suo compleanno mi sono fatto un'estate in giro per l'Italia per ricordarlo. Se è vero che gli artisti sopravvivono grazie alle loro opere, queste vanno viste, raccontate a chi non le conosce abbastanza. Tanti giovani per esempio non conoscono la commedia all'italiana. Questi mesi sono stati una festa vissuta con papà, insieme alla gente, nelle piazze».

Cosa porta nel cuore di suo padre Ugo?

«Come dicono? Comincerai a dare ragione ai tuoi genitori quando tuo figlio comincerà a darti torto'. Ho avuto vari scontri con Ugo, intorno ai vent'anni, per banali questioni generazionali. Il fatto è che lui era sempre avanti', più avanti di tutti quanti. Ha sempre inseguito la modernità, voleva sorprendere pubblico e amici, e anche noi figli, facendo costantemente azioni anticonformiste».

Ce ne racconti una

«Ne ha fatte anche di recriminabili, tipo quando si fece arrestare come capo delle Brigate Rosse, finì sul giornale e alla stampa che gliene chiese conto rispose come artista rivendico il diritto alla cazzata'»

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