Cultura e Spettacoli

Cinquanta sfumature di... noia

Delude il film evento di San Valentino: è una blanda versione erotica di Cenerentola e Pretty Woman

Cinquanta sfumature di... noia

Dopo essere stato presentato, l'11 Febbraio, in anteprima al Festival di Berlino, debutta nelle sale italiane come film di punta del weekend di San Valentino l'atteso "Cinquanta sfumature di grigio". E' terminata da poco la proiezione milanese riservata alla stampa e bisogna ammettere che la pellicola si è rivelata mai volgare ma anche, da un certo punto in poi, alquanto noiosa. Per chi non lo sapesse, l'adattamento cinematografico dell'omonimo best-seller mondiale, primo di una trilogia tradotta in 51 lingue in tutto il mondo e che, ad oggi, ha venduto oltre 100 milioni di libri ed e-book diventando una delle serie più acquistate di sempre, racconta la relazione tra la studentessa del college Anastasia Steele (Dakota Johnson) e il miliardario ventisettenne Christian Grey (Jamie Dornan). I due si incontrano perché la ragazza, per sostituire la sua coinquilina giornalista bloccata da un'influenza, si trova ad intervistare il bell'imprenditore dagli occhi grigi e magnetici. Anche se è ingenua e inesperta, si lascia iniziare da lui al sesso sadomaso. Alla lunga però, l'ossessiva mania di controllo e i desideri perversi del giovane uomo peseranno sul rapporto.

La trasposizione sul grande schermo non tradisce l'essenza del romanzo di cui ricrea fedelmente certe situazioni e migliora alcuni dialoghi ma certamente omette molti degli eccessi presenti nella versione cartacea. Si dice che l'autrice dei libri, E.L. James, sia intervenuta per convincere la regista, Sam Taylor-Johnson, a rendere più incisive le scene di sesso, eppure se c'è qualcosa di noioso, lento, ripetitivo e poco accattivante sono proprio le riprese dedicate alle pratiche bondage. Finché al centro della scena c'è il corteggiamento di Christian nei confronti di Anastasia, il film funziona ed ha ritmo; si salva anche tutta la prima fase di conoscenza fisica tra i due, ma quando tra i protagonisti si inserisce come terza incomoda la famosa stanza dei giochi, anziché farsi piccante la vicenda inizia paradossalmente a perdere vivacità. Gli attori sono davvero avvenenti e si muovono in location bellissime, ma i loro amplessi sono incolori, privi di trasporto ed eccitazione, come se i due stessero dando la dimostrazione asettica di un particolare tipo di condotta sessuale.

Il personaggio di Anastasia, ben interpretato dalla giovane Dakota (figlia di Melanie Griffith e Don Johnson) si fa sempre più piagnucoloso con il passare dei minuti e quel suo vedere continuamente il bicchiere mezzo vuoto non sembra espressione di un dramma interiore quanto una tecnica manipolativa ben più sottile ed efficace di quelle conosciute dal suo partner che, pur candidatosi a farle da dominatore, si comporta in maniera più sentimentale di quanto ci si aspetterebbe. Jamie Dornan, nei panni di Mr. Grey, non è mai credibile come individuo arrogante e calcolatore, figuriamoci sociopatico. Per quanto riguarda gli altri personaggi, sono abbozzati e sottoutilizzati. In definitiva si tratta di un blockbuster in grado di convincere e coinvolgere chi ha amato la serie letteraria da cui è tratto ma anche chi al cinema cerca un tipo di evasione oscillante tra il romantico e il softcore; a tutti gli altri apparirà invece come una mediocre e deprimente erotizzazione di "Cenerentola" e "Pretty Woman". Comunque la si pensi, data la portata del fenomeno editoriale di partenza e la prevendita internazionale che ha quasi raggiunto i tre milioni di biglietti venduti, tra cui 180.

000 in Italia, il risultato al box office sarà a dir poco eccezionale e non stupisce che la Universal abbia appena annunciato di aver dato il via libera alla realizzazione dei sequel "Cinquanta sfumature di nero" e "Cinquanta sfumature di rosso".

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