Cultura e Spettacoli

Classica

Contrabbassista e compositore geniale, personaggio di collegamento - mantenendo la sua autarchia artistica - tra il bebop e il free jazz, Charles Mingus è personaggio difficile da interpretare. Sia per la complessità della sua musica sia per la singolarità del suo pensiero debordante dalla sua personalità difficile e disadattata... Per spiegarla, molto più della sua autobiografia Peggio di un bastardo, ci sono le sue parole, raccontate attraverso molteplici interviste dal critico John F. Goodman nel libro Mingus secondo Mingus (Minimum Fax, 482 pagg. 18 euro). Per Mingus il blues era la radice di tutto ed essere un vero jazzman che suona per il popolo nero significava conoscere a fondo la tradizione del blues. Lui, che con Pithecanthropus Erectus aprì la strada al free jazz, non amava per nulla l'avanguardia. Infatti diceva «Non riesco a ragionare in termini di questo è all'avanguardia, questo è intellettuale. Io non so come si fa a essere queste cose. Per essere un intellettuale nero bisognerebbe sapersi confrontare con Einstein e con la gente dei bassifondi. Io, per le mie condizioni economiche, ho dovuto vivere insieme ai poveracci, e so che sono più autentici dei ricchi che frequentavo prima o di quelle mezze seghe dei ricchi neri». Per quanto riguarda l'avanguardia, che spopolava negli anni '60 e '70 attraverso il free, Mingus tuonava: «A prendere per il culo la gente son buoni tutti, e quasi tutti gli avanguardisti prendono per il culo la gente. Ma Charlie Parker non prendeva per il culo nessuno. Suonava musica splendida attraverso quella struttura di accordi. Era un compositore e che compositore. Come Bach. Bach rimane ancora la musica più difficile mai scritta. Stravinskij non è male, ma con Bach abbiamo alzato i palazzi». Anticipò la protesta, l'impegno, le improvvisazioni collettive ma non riuscì mai a parlare bene di certi improvvisatori e del free jazz. Senza mezzi termini stroncava Ornette Coleman: «Sarebbe imbarazzante se durante una jam session qualcuno chiamasse un classico. Non sarebbe in grado di farlo. Al Protest Festival di Newport 1960 abbiamo suonato All the Things You Are e dopo otto misure Ornette si era perso. Un conto è suonare avant-jazz e dire: “Voglio perdermi”, ma Max Roach quella volta ha detto facciamo qualcosa di semplice come un blues o All the Things You Are e Ornette non riusciva neanche a suonare la melodia. Per il suo bene dovrebbe imparare i suoi assolo dai dischi, imparare a ripeterli. E poi c'è Albert Ayler e tutti gli altri. Provate a fargli ripetere uno dei loro assolo, se ne usciranno sempre con qualcosa di diverso. È uno schifo. Quelli sono arrivati e hanno detto: “Vediamo quanto siete all'avanguardia, con questa roba possiamo guadagnarci da vivere”».

Benchè non perdesse occasione per sparare sull'avanguardia, molti artisti d'avanguardia lo consideravano e lo considerano ancora un modello. Ma lui sparava su tutto, sempre a modo suo: «La musica classica non mi convince fino in fondo. Non mi convincono i cantanti classici ingessati. Credo che dovrebbero esserci più voci popolari». Ma, con le sue tipiche esplosioni verbali, ce l'aveva soprattutto con il rock. «Sai perché me la prendo tanto con l'avanguardia, perché impedisce ai jazzisti di lavorare. Mentre il jazz è divorato da lotte interne, i musicisti r'n'r continuano a lavorare. Sono loro il nemico, e non hanno ancora imparato neanche a soffiarsi il naso». In una chiacchierata successiva con Goodman ha sbraitato: «Credo che l'America abbia lasciato che i Beatles venissero qui a prendersi milioni di dollari copiando la nostra musica e i nostri compositori e rivendendogliela, e nessuno ha fatto causa! Ho le prove. Hoagy Carmichael sarebbe ricco se avesse fatto causa ai Beatles. George Gershwin è morto ma alcune di quelle melodie le hanno scritte suo fratello e la sua famiglia. E i Beatles non erano neanche musicisti quando sono arrivati. Hanno imparato a suonare soltanto dopo cinque, sei anni. E quando hanno imparato, ormai avevano fatto tanti di quei soldi da potersi permettere di smettere. È uno schifo. L'ultima volta che sono stato in Europa il loro manager, Brian Epstein, voleva ingaggiare la mia band. Ha seguito tutto il nostro tour con Eric Dolphy. Diceva che piacevamo ai giovani. A quei giovani.

Poi però è morto».

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