Cultura e Spettacoli

Il cold case di Strike? Inizia al pub...

In anteprima il quinto libro delle avventure del detective Cormoran e della socia Robin

Il cold case di Strike? Inizia al pub...

«Sei un cornico fatto e finito» disse irritato Dave Polworth.

«Strike non è nemmeno il tuo vero cognome. In realtà ti chiami Nancarrow. Non vorrai venirmi a dire di sentirti inglese?»

Quella calda sera d'agosto, il Victory Inn era così affollato che i clienti si erano riversati fuori, sugli ampi gradini di pietra che portavano alla baia. Seduti a un tavolo d'angolo, i due amici stavano bevendo un paio di pinte per festeggiare il trentanovesimo compleanno di Polworth. Da una ventina di minuti secoli, secondo Strike al centro della discussione c'era il nazionalismo cornico.

«Se mi sento inglese?» rifletté a voce alta il detective. «No, direi piuttosto britannico».

«Vaffanculo» disse Polworth, sempre più irritato. «Non è vero. Vuoi solo darmi sui nervi».

Fisicamente, i due erano l'uno l'opposto dell'altro. Polworth era piccolo e smilzo come un fantino, il viso segnato da rughe precoci, il cranio abbronzato visibile tra i capelli radi. Portava un paio di jeans strappati e una T-shirt sgualcita che sembrava raccolta da terra o dalla cesta dei panni sporchi. Sull'avambraccio sinistro aveva un tatuaggio con la croce bianca e nera di San Pirano, sulla mano destra una cicatrice profonda, ricordo di un incontro ravvicinato con uno squalo.

Il suo amico Strike sembrava un pugile giù di forma, cosa che in effetti era: un uomo sul metro e novanta di corporatura massiccia, con il naso leggermente schiacciato e una gran chioma bruna e ricciuta. Non aveva nessun tatuaggio e, malgrado la costante cornice della barba lunga, conservava l'aspetto ordinato ed essenzialmente curato dell'ex poliziotto o militare.

«Sei nato qui, quindi sei cornico» insistette Polworth.

«Il guaio è che, se usiamo questo metro, tu sei un Brummie di Birmingham».

«Vaffanculo» ringhiò di nuovo Polworth, assai piccato. «Vivo qui da quando avevo due mesi e mia madre è una Trevelyan. Si chiama identità, quella che senti qui» aggiunse battendosi una mano sul cuore. «L'origine della famiglia di mia madre si perde nei secoli di storia della Cornovaglia...»

«E va be', ma sangue e suolo non sono mai stati il mio...»

«Hai letto l'ultimo sondaggio che hanno fatto da queste parti?» lo interruppe Polworth. «La domanda era A che etnia appartieni?, e metà campione, metà, dico, ha barrato la casella cornica anziché inglese. La percentuale è aumentata enormemente».

«Fantastico» commentò Strike. «E la prossima volta? Ci saranno caselle per i dumnoni e i romani?»

«Continua pure col tuo merdoso tono di sufficienza e vedi dove ti porta» disse Polworth. «Cazzo, amico, sei rimasto a Londra per troppi anni... Che male c'è a essere fieri del posto in cui si è nati? Che male c'è se le piccole comunità vogliono indietro un po' del potere che hanno dato a Westminster? Vedrai che l'anno prossimo gli scozzesi faranno da apripista. Quando otterranno l'indipendenza, innescheranno una reazione a catena. I popoli celtici di tutto il Paese faranno la loro mossa. Ne vuoi un'altra?» chiese poi, indicando il boccale vuoto dell'amico.

Strike era andato al pub nella speranza di allentare per un attimo tensioni e preoccupazioni, non per sorbirsi arringhe sulla politica cornica. La militanza di Polworth nel Mebyon Kernow, il partito nazionalista a cui si era iscritto a sedici anni, pareva molto più accanita rispetto all'ultima volta in cui si erano visti, circa un anno prima. Di solito Dave era la persona che più di ogni altra faceva ridere Strike, ma non tollerava che si facesse dell'ironia sull'indipendenza della Cornovaglia argomento quest'ultimo che affascinava il detective quanto scegliere la tappezzeria o guardar passare i treni. Per un attimo Strike pensò di dire che doveva tornare a casa di sua zia, ma quella prospettiva era quasi più deprimente delle invettive di Polworth contro i supermercati che si rifiutavano di timbrare con la croce di San Pirano i prodotti di origine cornica.

«Che bella idea, grazie» disse passandogli il boccale vuoto, e Dave si diresse al bancone, salutando a destra e sinistra con un cenno del capo i suoi molti conoscenti.

Rimasto solo al tavolo, Strike contemplò distrattamente quello che aveva sempre considerato il suo pub preferito. Nel corso degli anni il locale era cambiato, pur rimanendo lo stesso in cui lui e i suoi amici storici si erano ritrovati nella tarda adolescenza. Provò la strana, ambivalente sensazione di essere in un posto a cui apparteneva e a cui, nel contempo, non era mai appartenuto, un senso di profonda familiarità ed estraneità insieme.

Mentre guardava oziosamente il parquet, e poi le stampe nautiche, incrociò i grandi occhi ansiosi di una donna che stava al bancone con un'amica. Aveva un viso pallido e affilato e lunghi capelli neri striati di grigio che le arrivavano alle spalle. Non la riconobbe, ma nell'ultima ora aveva notato che alcuni clienti del pub allungavano il collo per sbirciarlo o cercavano di incrociare il suo sguardo. Girandosi dall'altra parte, tirò fuori il cellulare e finse di scrivere un sms.

I conoscenti lì non aspettavano altro che una scusa per attaccare bottone, sarebbe bastato che lui desse loro il minimo segno di incoraggiamento. Tutti, infatti, a St Mawes sapevano che dieci giorni prima a sua zia Joan era stato diagnosticato un tumore ovarico allo stadio avanzato e che lui, la sorellastra Lucy e i tre figli di lei si erano precipitati a casa degli zii per dare loro tutto il sostegno possibile. Da una settimana ormai, ogniqualvolta usciva di casa, Strike rispondeva a domande, accettava manifestazioni di solidarietà e declinava cortesemente offerte di aiuto. Era stanco di cercare nuovi eufemismi per dire: «Sì, il tumore è allo stadio terminale e sì, va tutto una merda».

Polworth si fece strada tra la calca, tornando al tavolo con altre due pinte.

«Ecco qua, Diddy» disse sedendosi sullo sgabello.

Quel vecchio soprannome non gli era stato affibbiato, come credevano in tanti, con ironico riferimento alla sua stazza, ma derivava da didicoy, il termine cornico per zingaro. Sentendosi chiamare così, Strike si intenerì e ricordò perché l'amicizia con Polworth fosse la più duratura della sua vita.

© 2021 Adriano Salani Editore s.u.r.

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