Cultura e Spettacoli

il commento 2 Anche Bellocchio è considerato troppo provinciale

diL'altro giorno nell'affollatissima sala delle conferenze stampa che tributava la standing ovation al cast tutto italiano (salvo Isabelle Huppert) di Bella addormentata le cuffie per la traduzione simultanea sulle teste dei giornalisti stranieri si contavano sulle dita di una mano. I casi sono tre: o i colleghi conoscono bene la nostra lingua; o erano già partiti per Toronto; o gli fregava zero del film di Bellocchio. La terza che ho scritto. Anche se brucia parecchio, tanto più dopo la bocciatura con conseguenti polemiche di Buongiorno, notte (anno 2003), l'esclusione dai premi importanti del film di Bellocchio sorprende solo a metà. «Sapevamo fin dall'inizio che questa giuria sarebbe stata difficile per noi», ha commentato con signorilità il produttore Riccardo Tozzi. «Era presieduta da un grande regista americano che ha scarsa sensibilità per il cinema europeo». Che, tuttavia, qualcosa ha portato a casa con il film sul post '68 di Assayas. Per tornare a noi, la giuria non ha mai preso in considerazione la complessa opera di Bellocchio, concentrata su vicende quasi incomprensibili fuori dai confini nazionali. E chissà, magari questo verdetto farà riflettere chi tra qualche settimana sceglierà la pellicola che dovrà rappresentarci nella corsa all'Oscar. Per il resto l'Italia racimola le briciole di consolazione con il premio tecnico alla fotografia di Daniele Ciprì e il Marcello Mastroianni a Fabrizio Falco. A mente fredda le cose stanno così. Ma la vista dal Lido sul nostro cinema genera un notevole rammarico. Dopo la conquista dell'Orso d'oro a Berlino con Cesare deve morire dei fratelli Taviani e del Premio speciale della Giuria a Cannes con Reality di Matteo Garrone, proprio in un festival italiano non si è riusciti a trissare il successo. E questo nonostante nel collegio giudicante sedesse lo stesso Garrone. Non avrà saputo farsi valere promuovendo l'arte cinematografica nazionale? A Cannes, presidente di giuria era Nanni Moretti. Ma a Berlino non c'era nessun giurato italiano, eppure.

Un certo modo provinciale di pensare e fare cinema è ancora lontano dall'essere sconfitto.

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