Sanremo 2013

il commento 2 Che tempo che fa ma dilatato e con le canzoni

di Maurizio Caverzan
Il problema è che loro due ci sono sempre in tv. Loro due: Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. Li vediamo tutte le domeniche che il Padreterno manda in terra. Da cinque, sei, dieci anni. Troppo. Ci sarà anche «l'effetto Fruttero», cioè la proposta di qualcuno che va di rado in tv, a inchiodarti lì. Vero: Carla Bruni, Bar Refaeli e l'Armata rossa non li vedi mai. Ma le rarità sono schiacciate dalla coppia del compitino. Sanremo non può essere un Che tempo che fa dilatato con uso di canzoni. I soliti Fazio&Littizzetto si spalmano su qualsiasi ospite più o meno inedito. Sono un'abitudine consolidata come le polemiche contro i comici di sinistra. Che noia. Con l'eccezione dell'apertura verdiana, il resto era prevedibile. La sfilata delle canzoni, lato A e lato B. I presenter pescati un po' qui e un po' là, tv concorrenti comprese. Il Festival fotocopia non funziona. Il Festival che trasferisce Raitre su Raiuno non sfonda. Scontenta tutti, il pubblico di Raiuno e quello di Raitre. Si dirà: gli ascolti sono un boom. E in effetti il 48,28 % con quasi 13 milioni di telespettatori sono ascolti boom. Ma, a parte la partita della Juventus su Sky, non c'erano alternative. Più che la novità di Baumgarten a tenere il pubblico inchiodato su Raiuno è stata la desertificazione dei palinsesti. Ma lì, sul palco dell'Ariston senza fiori, grandi idee non se ne sono viste. L'anno scorso Morandi rappresentava il volto dell'Italia brava gente, il cantante universale che giocava da presentatore e mixava con la sua affidabilità la metrica della musica e quella della tv. Fazio e Littizzetto sono uguali a loro stessi: il veltronismo fatto tv. L'italiano vero di Toto Cutugno ha il volto di un calciatore nero. I gay muti e perbene non scandalizzano. E Crozza. Contestazioni ingenerose a parte, proprio la débâcle del comico finora apprezzato a dritta e a manca è la dimostrazione dell'errore di prospettiva di questo festival. È il contesto che fa il testo, non viceversa. Le copertine di Ballarò e le serate su La7 funzionano perché sviluppate in una cornice organica. Da Floris Crozza si affaccia alla finestra e le sue maschere giocano a ping pong con il conduttore e i politici. Nel Paese delle meraviglie il pubblico è lì solo per la sua satira sulla casta. All'Ariston ci vuole tutt'altro carisma. Il comico dev'essere un vero mattatore. Perché il pubblico vuole l'evento, la musica di qualità, i superospiti. Altrimenti le gag che altrove risultano corrosive qui cadono nel vuoto.

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