Cultura e Spettacoli

Così (ri)nasce il sorriso della Gioconda

Il dentista vip Giovanni Macrì ricostruisce le «bocche» dei ritratti

Francesca Amé

È il sorriso più famoso della storia dell'arte. Se ne sta lì, in quel piccolo quadretto probabilmente realizzato nei primi sei anni del Cinquecento dal quel geniaccio che fu il Da Vinci. La Gioconda è opera iconica; classica e pop. Vanta infiniti tentativi di imitazione e raffinate declinazioni: Andy Warhol l'ha serigrafata color fluo, monsieur Duchamp l'ha ritoccata con sottili baffetti, ma nessuno aveva mai pensato a restituirle un sorriso a trentadue denti. È questo il progetto «ortod-artistico» di Giovanni Macrì, professione dentista sì, ma non solo. Definito il «Bottura dei denti», il Dottor Sorriso è noto in mezzo mondo, complice una clientela vip, per la qualità degli interventi, l'innovazione della tecnica e una nuova estetica del sorriso. La spiega così: «Oggi la bellezza ruota attorno alla bocca: è il sorriso, non più gli occhi, lo specchio dell'anima, il mezzo per essere riconosciuti e per mostrare la propria immagine al mondo. Pensiamo solo al numero dei sorrisi su Instagram e al successo degli emoticon, le faccine sorridenti».

Nel terzo millennio il sorriso ha soppiantato lo sguardo e se è pur vero citiamo Erich Fromm che «il sorriso di Leonardo non potrà mai essere tradotto a parole», perché non provare a «riaccenderlo»? Macrì da qualche mese sta studiando come ridare il sorriso ad alcune delle protagoniste della storia dell'arte. Ad un'analisi approfondita della ritrattistica non ha infatti trovato nessuna dama, nessun gentiluomo e persino nessun regnante dipinto a denti aperti. Possibile? «Sappiamo che quando una persona benestante commissionava un ritratto, il pittore era tenuto a riprodurne nel modo più fedele possibile la fisionomia, esaltandone le caratteristiche. Più era bravo in questa arte, più diventava famoso. I denti non venivano mai presi in considerazione perché tutti, persino i reali, li avevano brutti: sporchi, irregolari, non curati. Tutta colpa dall'alimentazione e dalla mancanza di tecniche ortodontiche appropriate». Macrì si è domandando: come sarebbero state le madonne leonardesche con un sorriso alla loro altezza? E le burrose signore parigine immortalate da Renoir? Con l'aiuto di grafici, e studiando la forma del volto e la muscolatura dei dipinti, sta letteralmente «ricostruendo», questa volta a livello grafico e non sulla poltrona del suo studio, il sorriso di Monna Lisa, dell'ineffabile Dama con l'ermellino (Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro) e della Fornarina. Un lavoro certosino, partito con i lavori leonardeschi, che culminerà in una galleria di ritratti «riaccesi» dal sorriso contemporaneo di Macrì. I sorrisi infatti non sono tutti uguali; anche nel corso del '900, l'estetica della bocca è cambiata parecchio: «Nella Hollywood degli anni '50 andava il cosiddetto effetto dentiera, con denti piccoli, tutti uguali e limati, solo negli anni Ottanta, dopo la liberazione sessuale, molte attrici si sono ribellate a quella pratica. L'epoca delle modelle, alte e con fisici importanti, ha portato in auge sorrisi gengivali, alla Julia Roberts. Oggi si lavora sulla personalizzazione, sul quel non so che di irregolare che interrompe la simmetria, esaltando però l'armonia del tutto», conclude il dottor Sorriso.

Una Gioconda «alla Bianca Balti», insomma.

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