Con Cracco il cibo si fa cultura

Da lunedì al Teatro Manzoni di Milano una rassegna sul «mangiare»

Emanuele Ricucci

«Il mondo ipocrita non vuol dare importanza al mangiare; ma poi non si fa festa che non si distenda la tovaglia e non si cerchi di pappare del meglio». Ovunque, per cogliere l'essenza delle parole di Pellegrino Artusi, colui che unì l'Italia in tavola, il cibo è ben più di un atto necessario. Esso è legame, con la terra e la tradizione, è comunità. Il cibo è democrazia disciolta in padella: dal povero arriva fino al ricco. Il cibo è giustizia al forno: il piatto povero diventa ricco e quello ricco diventa prelibatezza. Il cibo è nell'arte da Arcimboldo a Vincenzo Campi fino agli Achromes di Manzoni -, il cibo è nei valori fondanti di una società: è famiglia e rispetto, è ospitalità e ritualità. In Italia la cultura del cibo parla di noi, dalle tavole al cinema, fino ad essere esaltazione di un marchio, a divenire un baluardo della coscienza nazionale.

Passa per la reinterpretazione di chef stellati come Carlo Cracco - protagonista della prima serata della nuova stagione del Manzoni Cultura lunedì prossimo, in cui la cultura del cibo e dell'innovazione culinaria saranno protagonisti - fino all'impegno di chi dedica a questo mondo il proprio sapere, come Elior, terzo operatore in Europa della Ristorazione Collettiva, della Ristorazione in Concessione e dei Servizi ad essi associati, il cui obiettivo è quello di trasmettere la cultura del benessere, coniugando l'efficienza organizzativa di una grande multinazionale con la conoscenza delle realtà locali. Grazie al genio e alla dedizione, alla riscoperta delle radici che si fondono con l'innovazione il cibo diventa cultura. Cultura di noi stessi che non teme futuro.

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