Cultura e Spettacoli

I reality non tirano più Ora la tv spazzatura cerca nuove frontiere

"Grande fratello" sospeso, "Isola" cancellata, "Pechino" flop. Ma il genere rinasce in forme "mutanti" sui canali dedicati

Francesco Venditti con la madre Simona Izzo
Francesco Venditti con la madre Simona Izzo

Il re è morto, evviva il re. Valeva per la politica di Ancien Régime e vale anche per i palisesti del piccolo schermo. In questo caso il monarca che, dopo anni di incontrastato dominio, sta passando a miglior vita è un certo tipo di reality. Come anticipato dal Giornale, L'isola dei Famosi, dal 2003 uno dei format di punta di Rai 2, non avrà la sua decima edizione. A confermarlo è Ilaria Dalla Tana, l'amministratore delegato di Magnolia, società produttrice dello show: «Mi dispiace, è un programma con una storia televisiva importante. Che dire? Spero ci ripensino ma dubito». La decisione fa il paio con lo stop di un anno del Grande Fratello (ammesso che poi lo stop non si riveli definitivo). Insomma le due «corazzate» di una certa tv generalista hanno dato forfait. Questioni di costo, di gusti che cambiano. Anche i format che avrebbero dovuto rinnovare il genere fanno fatica. È il caso di Pechino Express in onda su Rai 2 e prodotto sempre da Magnolia. Il viaggio-gara verso la Cina si attesta su uno share tra il sei e l'otto per cento. Insomma non proprio numeri strabilianti. E dire che il programma, almeno sulla carta, ha recepito tutti i dettami che all'estero stanno modernizzando il genere. Niente lungaggini in studio, molto meno chiacchiericcio, ritmo veloce, sfondi e paesaggi che sfruttando il fatto di essere on the road cambiano continuamente, persino un pizzico dello spirito survival rubato ai programmi alla Bear Grylls (avete presente quello zuzzurrellone ex corpi speciali che sta sempre o mangiando uno scarafaggio o sbudellando un topo per friggerlo?). Non mancano nemmeno momenti di autocoscienza nazionale. Come quando nel battibecco continuo tra Simona Izzo (madre) e Francesco Venditti (figlio) Francesco ha spiegato a chiare lettere alla madre che si rifiutava di dormire in una casa indiana: «Sei proprio una radical-chic... voi radical-chic avete rovinato questo Paese (l'Italia, Ndr)... sei una radical-chic di m...».
Ma il programma non sfonda. Sarà che i ritmi serrati non consentono allo spettatore di apprezzare i luoghi, sarà che davvero una scarica di parolacce come quella che si vomitano addosso le coppie in viaggio dopo un po' stucca («Oggi la gara è fetida. Siamo delle vere merde l'uno con l'altro»). Sarà che alcuni italiani più o meno famosi che fanno finta di essere dei medici di una Ong per farsi dare un passaggio da un indiano ignaro fa ridere sino ad un certo punto...
In fondo non è che la gente sia stanca di «trash» o di reality. È semplicemente che l'offerta si è spalmata su decine e decine di canali digitali e satellitari. Anzi da questo punto è l'abbondanza che li rende meno appetibili per le generaliste che in prima serata hanno bisogno di grandi numeri. Il genere invece funziona benissimo «polverizzato» su canali che hanno bisogno di share infinitamente più bassi e che possono puntare su quell'iper realismo che in prima serata su Raiuno o Canale 5 proprio non si può. Vedi i Reparto Maternità (Foxlife) girati negli ospedali italiani, o tutte le serie con le peggiori malattie disponibili come Malattie imbarazzanti su RealTime (una tv che del «real» ha fatto bandiera)e che allinea anche serie tipo Grassi contro magri (si piglia uno ciccio ciccio e lo si obbliga a mangiare quello che mangiava uno magro magro e viceversa - con un pizzico di controllo medico giusto perché non ci scappi il morto - mentre il pubblico gode nel vederli soffrire) o Pazzi per la spesa (ovvero come un americano fuori di testa possa fare la spesa armato di migliaia di coupon di sconto). Ecco allora che a garantire la tenuta dei grandi canali sembrano essere rimasti solo i talent da X-factor a The Voice in arrivo, forse proprio al posto dell'Isola dei Famosi. Oppure ci sono programmi scommessa sul reality che educa come La scimmia.

Insomma: il re è morto viva il re (a patto di azzeccarci su chi salirà sul trono.

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