Cultura e Spettacoli

Con De Feo viaggio in un inferno moderno

di Roberto De Feo con Francesca Cavallin, Ginevra Francesconi, Justin Korovkin

È un nido di serpi quello di Villa dei Laghi, dove la perfida Elena tiene sotto scacco il figlio Samuel, paraplegico dopo un incidente d'auto. Stessa sorte tocca pure a un guardiano e a un medico trasformato in aguzzino, che compie esperimenti sugli esseri umani. L'equilibrio apparentemente perfetto entra in crisi quando arriva nella tenuta una ragazzina, verso la quale Samuel si sente immediatamente attratto. Le crudeltà di Elena verranno progressivamente a galla mentre inizieranno a moltiplicarsi i tentativi di fuga da una dorata prigione che sembra avere tutte le caratteristiche di una Alcatraz dell'orrore. Il nido di Roberto De Feo attraversa vari generi e adotta le tinte cupe di un inferno moderno, in cui sfocia qualsiasi tentativo di creare la società perfetta dalla quale si tende a escludere e correggere con la forza ogni possibile dissidenza. Un potere accentrato e protervo tende a cancellare i sentimenti e le legittime aspirazioni. Tarpa i sogni. Preclude le ambizioni. E crea un mondo chiuso. Finto. Fatto di soprusi e menzogne che alimentano la schizofrenica e lucida follia di una virago-strega sotto le mentite spoglie di un'amorevole madre, con toni da dittatura. In prima stasera, fuori concorso al Locarno film festival con la proiezione in piazza Grande, Il nido è un discreto film per l'idea di fondo - peraltro non inedita - e per la cura dei particolari ma mostra buchi nella trama e dettagli non spiegati o malamente abbozzati che lasciano dubbi su un intreccio peraltro chiaro e a tinte davvero forti. Il medico ricorda il Mengele, tristemente noto torturatore di Auschwitz, e la casa degli incubi rievoca una prigione in cui i personaggi vengono segregati e condannati a restarne detenuti anche dopo la morte, come testimonia il cimitero interno. Lodevole l'intento, meno riuscito l'esito che ricorda tanto cinema italiano anni '70 e approfitta della rediviva ambizione di molti registi di tuffarsi nell'horror, sperando di provocare quei sussulti ed emozioni oggi sempre più rare ma spesso vanamente inseguite.

Missione fallita anche stavolta.

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