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Delude "Motel", il giallo con De Niro

Un thriller noir che dà luogo a poca suspense e a molti déjà vu. Con De Niro e Cusack che fanno il minimo indispensabile

Delude "Motel", il giallo con De Niro

Tra le uscite cinematografiche di questa settimana figura un thriller-noir, "Motel", diretto dall'esordiente David Grovic e tratto dal racconto "La gatta" di Marie-Louise Von Franz, psicoanalista svizzera allieva e collaboratrice di Carl Gustav Jung. Nonostante il cast possa fregiarsi di grandi nomi come quello di Robert De Niro e di John Cusack, è bene chiarire subito che il film non è all'altezza della loro fama, rimescola gli stereotipi di genere e ammicca continuamente ad altre pellicole. Jack, (John Cusack), viene assoldato da Dragna, (Robert De Niro), un leggendario boss della malavita, per portare a termine un compito semplice ma molto remunerativo: recuperare in un fatiscente motel in Louisiana una borsa della quale non dovrà mai spiare il contenuto e trascorrere lì la notte in attesa di consegnarla. Le lunghe ore prima dell'arrivo di Dragna saranno per Jack estremamente movimentate, un po' per i loschi individui che si aggirano nei dintorni, un po' per l'incontro con Rivka (Rebecca Da Costa), una bellissima prostituta in pericolo di vita che gli causerà diversi problemi. Per quanto si tratti di un'opera ambiziosa, "Motel" non riesce a sviluppare una propria autentica incisività a causa di uno script poco consapevole.

Ci sono un paio di scene orribili, in cui figure femminili sono vittime di una violenza cruda ed efferata: si assiste ad un pugno in pieno viso e ad un tentativo di stupro. Nessuna traccia, invece, di suspense perché la trama procede macchinosa e ripetitiva, sfociando in situazioni prevedibili. Non basta disseminare il girato di evidenti citazioni cinefile di Tarantino, dei Coen e di Hitchcock, per emularli anche in piccola parte. L'inquadratura sosta generosa sulle forme statuarie della protagonista, una provocante modella brasiliana al suo primo ruolo importante; il personaggio di Cusack, continuando a non decidersi se considerare la donna una fanciulla in pericolo o una femme fatale, ha sempre la bocca aperta e l'espressione inebetita. Riguardo a De Niro, gigioneggia compiaciuto in un look mefistofelico, ma la sua interpretazione del boss erudito in grado di sfoggiare citazioni "colte" di Sun Tsu e di Hesse convince poco e cade quasi nel parodistico. Tra personaggi grotteschi e atmosfere alla David Lynch, il mistero della borsa ha una soluzione assai goffa e ricalcata sul finale di una celebre pellicola di qualche anno fa che sarà meglio non citare. Insomma, c'è molto di già visto.

Gli amanti dei thriller non si aspettino granché o rimarranno delusi: questo è il classico titolo che avrebbe fatto meglio a uscire direttamente in home-video.

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