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E il compagno Lenin sfruttò la Grande Guerra per inventare la rivoluzione imperialista

Il Paese stava diventando una potenza industriale. Poi tutto cambiò

E il compagno Lenin sfruttò la Grande Guerra per inventare la rivoluzione imperialista

Il colpo di Stato dell'ottobre 1917, attuato in Russia dai bolscevichi entro il corso di una rivoluzione che fino a quel momento aveva mantenuto aperta la possibilità di uno sbocco liberal-democratico, «fu l'inizio del più radicale e duraturo rivolgimento ideo-politico e socio-culturale attuato dall'alto che si conosca». A partire da questo incontestabile giudizio, il maggior slavista italiano, Vittorio Strada, dà ora alle stampe un libro destinato a imprimere una svolta importante al dibattito in corso - riaccesosi in occasione del centenario della rivoluzione russa - sulla storia del comunismo sovietico e internazionale: Impero e rivoluzione. Russia 1917-2017 (Marsilio, pagg. 175, euro 15).

La storia del comunismo è parte integrante della storia del XX secolo, che non inizia nell'ottobre del '17 come vorrebbe Eric Hobsbawm (il secolo breve), ma, semmai, dalla Grande Guerra, la quale, come sottolinea Strada, è stata le vera generatrice dei totalitarismi. Senza la guerra, Lenin, Mussolini e Hitler non avrebbero avuto alcuna possibilità di attuare i loro propositi; quindi, senza guerra, niente rivoluzione, rossa o nera. Ora, il marxismo presupponeva che il socialismo si sarebbe realizzato nei Paesi ad alto sviluppo industriale, quale conseguenza delle contraddizioni oggettive del capitalismo. Se non vi fosse stata la guerra, la Russia, già allora sulla via di un rapidissimo sviluppo economico, nel giro di un ventennio si sarebbe sostanzialmente omologata alla Germania, all'Inghilterra e agli Stati Uniti dove, per l'appunto, non vi fu alcuna rivoluzione proletaria. Invece la guerra diede a Lenin una grande, insperata occasione rivoluzionaria. Il capo bolscevico, vero artefice del rivolgimento d'ottobre, capì che il conflitto offriva una possibilità unica. Con lui il marxismo si tramuta da determinismo economico a volontarismo politico.

Conquistato il potere, i bolscevichi, pervasi dal loro profetismo millenaristico, non disgiunto da una feroce volontà di dominio, iniziarono il loro esperimento sociale, dando corso all'immediata attuazione del comunismo. Falliti tutti i tentativi della Terza Internazionale di scatenare in Europa, nei primi anni Venti, una generale sovversione anticapitalista, dati i presupposti scientificamente infondati del marxismo, il successore di Lenin, Iosif Stalin, non poté che realizzare «il socialismo in un solo Paese». Così il comunismo passò dalla rivoluzione mondiale all'affermazione nazional-bolscevica, e l'Unione Sovietica da veicolo guida del movimento socialista a Stato imperialista e nazionalista. La propagazione internazionale del comunismo fu, da quel momento, attivata in funzione filosovietica: e con ciò Strada indica nei criteri della geopolitica la vera metodologia per dar conto del «socialismo reale». La sua realizzazione effettiva si compendia in quello che il socialista cristiano Georgij Fedotov definì «il primo esperimento nella storia di fascismo politico».

Certifica inoltre che l'esito burocratico, totalitario e dispotico del marxismo è stata la sua sola possibilità di realizzazione storica, nel senso che i suoi progetti richiedono quei mezzi burocratici e totalitari che sono stati effettivamente impiegati. Altro che degenerazione involontaria fra l'intenzione benefica e gli effetti malefici del comunismo!

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