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Ecco come l’influencer ha cambiato il "mestiere" più vecchio del mondo

La figura dell'influencer ha rivoluzionato i canoni della società, può averlo fatto anche nella vendita di piacere? Secondo una ricerca è possibile

Ecco come l’influencer ha cambiato il "mestiere" più vecchio del mondo

Nella nostra vita con l’esplosione della bolla di internet molte cose sono cambiate, in bene o in male. È cambiato il mondo del lavoro, sono cambiati i linguaggi ed è cambiato persino la nostra visione del mondo. Tante sono le nuove figure che sono nate tra i fili del web e che, ovviamente, hanno trovato un bacino di utenti pronti a fare da eco allo loro voce. Stiamo parlando, ovviamente, degli influncer. Di norma si tratta di personaggi molto famosi tra i social network che hanno la capacità di influenzare le altre persone, determinando scelte, modi e stili di vita. Influenzano soprattutto potenziali consumatori, tanto è vero che l’influencer, ad oggi, è una figura molto ambito dai marchi di consumo comune, utilizzati nell’ambito di strategie marketing e di comunicazione.

In un articolo de La Nazione si affronta di petto questo fenomeno, perché è così che deve essere chiamato, e come tale presto o tardi passerà di moda. Eppure l’articolo, come un vero e proprio saggio critico, si trova ad analizzare il termine influencer da un altro punto di vista che, di fatto, regala una visione, un aspetto "inedito" del fenomeno. Può il mestiere più vecchio del mondo aver cambiato i suoi canoni ed essersi “digitalizzato?” Secondo un’analisi più approfondita tutto questo può accadere, anzi è già accaduto.

L’articolo in questione fa presente come all’epoca di Chiara Ferragni e Giulia De Lellis, su Instagram e sui social in genere, ci siano una miriade di profili che vendono (più o meno) la propria mercanzia attraverso foto provocanti (soprattutto del lato B), sorrisi fin troppo ammiccanti e labbra carnose e rosse come una rosa. A volte i profili stessi sono collegati ad account di posta elettronica in cui è possibile chiedere privatamente dei servizi, a pagamento, per allietare le giornate o alcuni eventi del cliente più esigenze. E i dati parlano chiaro. È tutto nero su bianco. Ad esempio, i calciatori del Manchester City, di recente, per festeggiare la vittoria sull’Aston Villa, si sono regalati una festa con 15 influencer italiane.

Spedite in un albergo a far baldoria, l’incontro è stato organizzato da una PR che si è occupata delle relazioni con il pubblico. Avranno forse influenzato i gusti e i piaceri sotto le coperte dei singoli calciatori?

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