Cultura e Spettacoli

Ecco perché crolla il valore di Hirst

Le quotazioni dell'artista sono precipitate. Colpa sua o del mercato «gonfiato»?

Andrea Dusio

Si fa presto a dire «Un record è per sempre». Dieci anni fa, il 15 settembre 2018, Sotheby's metteva in asta la serie Beautiful Inside My Head Forever un grande evento dedicato a Damien Hirst, facendo segnare un incasso totale di 111 milioni di sterline, senza precedenti per un artista vivente. Da allora Hirst ha continuato a macinare cifre da capogiro, se è vero che le opere esposte alla sua mostra veneziana del 2017 hanno raggiunto, a esposizione ancora aperta, un valore di 330 milioni di dollari. La notizia, poco rassicurante per chi si è assicurato uno dei lavori-feticcio di Hirst, è che, a una decade di distanza da quell'asta, il valore di 19 lotti che il giornalista Tim Schneider di Artnet News ha monitorato è sceso sensibilmente. Allora vennero stimati per complessivi 8,1 milioni di dollari. Nelle rivendite successive il totale complessivo non ha però superato i 5,2 milioni, per un deprezzamento del 40%.

Una delle ragioni di questo brusco calo di valore è legata alla strategia commerciale seguita da Hirst, che ha smesso di vendere esclusivamente attraverso i galleristi, producendo senza più vincoli (il sistema delle gallerie ti impone di limitarti a soddisfare la domanda) e posizionando i suoi lavori a un prezzo sensibilmente minore, perché alleggeriti della percentuale trattenuta dal sistema distributivo, che di norma si può aggirare dal 30 al 50%. Hirst continuerebbe così a guadagnare cifre simili a dieci anni, ma tutti gli scambi a valle della cessione iniziale subirebbero una diminuzione di valore, producendo un'effetto-svendita dei suoi pezzi. E d'altronde è giusto ricordare che l'asta del 2008 registrò il 97% di sell-out: una percentuale di venduto sul totale di 223 lotti senza precedenti. Tra chi allora comperò le sue opere c'erano coloro che volevano esclusivamente un suo lavoro perché innamorati di quel mix di pop art, informale e action painting che ha decretato il successo di Hirst. Ma tra gli acquirenti si nascondevano anche quelli che Schneider chiama i canny resellers, ossia i rivenditori astuti, spinti solo dal desiderio di fare l'affare della vita. Astuti sino a un certo punto, perché se le regole del gioco cambiano è un attimo restare con un pugno di mosche. E così il ritratto di un teschio intitolato Beautiful Mider, passato in asta per 670mila sterline nel 2008, l'anno scorso è stato rivenduto per 449mila. La perdita è più consistente delle 230mila sterline della differenza prezzo, a essa si aggiungono le tasse, il costo di conservazione e di assicurazione dell'opera.

«Il valore dei suoi lavori tradizionali -come gli squali tassidermizzati- ha raggiunto il picco massimo già con l'asta del 2008», spiega l'economista Don Thompson. Ma allora lo squalo è Hirst o il mercato?

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