Cultura e Spettacoli

Fabio Fazio: "Ingerenza politica in tv, pronto a togliere disturbo"

L'ira di Fabio Fazio: "Se il problema è quanto guadagno, sono pronto a togliere il disturbo". E attacca la politica: "Ingerenza mai così forte"

Fabio Fazio: "Ingerenza politica in tv, pronto a togliere disturbo"

"Se il problema è quanto guadagniamo, si toglie il disturbo immediatamente. Non si può essere un disturbo". Fabio Fazio non ci sta a passare per il "paperone" della Rai e si dice pronto a lasciare la tv di Stato.

"Sono in Rai da 33 anni. La Rai coincide con la mia vita, conosco tutti quelli che ci lavorano", spiega il conduttore di Che tempo che fa, "Ci sono Paesi che hanno dismesso o venduto le reti. Non è detto che l'assetto attuale sia quello giusto. Si può discutere, ma per farlo bisogna essere in buona fede. Credo non ci sia mai stata un'ingerenza politica così grande sulla gestione dell'azienda. Non è né ammissibile né accettabile".

E ancora l'attacco al tetto ai compensi: "Si sta decidendo per legge la quantità di pubblicità permessa in Rai, il tetto alla spesa per i compensi", dice Fazio ad Aldo Grasso che lo intervista a Dogliani per il Festival della Tv, "Non c'è un'azienda al mondo che possa reggere con qualcuno fuori che mette questi paletti. Siccome la Rai è la mia azienda e la mia vita e le si sta chiedendo di fare una cosa contro natura, non mi sentivo di tacere perché sono uno dei pochi che ha il potere, nel caso, scegliere di andare a lavorare altrove. Siccome ho questo lusso mi sembrava doveroso parlare".

E sul futuro non ha dubbi: resta in Rai solo se non si parla più di cachet: "Per me non è difficile trovare un posto dove andare", spiega, "Sono un privilegiato, guadagno molto. Mi sono chiesto molte volte in questi mesi cosa dovrò fare. Quello che non voglio più che succeda è portare i miei figli a scuola e sperare che non ci sia nessuno che mi insulti. Questo non è accettabile. Per rimanere in Rai c'è la necessita che si dica che chi fa il mio mestiere è un valore per l'azienda e non un costo. Questo deve essere chiaro. In una squadra i calciatori a bilancio sono un valore, non un costo. Perchè non ci mettono a bilancio come un valore dell'azienda? Non guardiamo a quanto costa una persona ma a quanto porta. È tutto relativo. Poi, non è un problema: nel caso si va altrove.

Ma essere considerati un costo non è ammissibile se si vuole fare una tv che stia sul mercato".

Commenti