Cultura e Spettacoli

"Fedeltà", la nuova serie di Netflix è l'ammazza-San Valentino

Una serie poco ispirata e dai dialoghi artefatti, che riduce il tradimento a mero atto passionale tra individui “basici” e cattura solo in virtù dell’universalità del tema e di un umano istinto voyeristico

"Fedeltà", la nuova serie italiana di Netflix è l'ammazza-San Valentino

Perché Fedeltà, la nuova serie italiana di Netflix, esca nel giorno di San Valentino resta un mistero. Certo, i tradimenti di coppia, tema su cui verte con i suoi sei episodi, sono qualcosa che va a toccare un target di pubblico sicuramente esteso: tra sospetti, vita vissuta o semplice contemplazione delle vite degli altri, ognuno ci ha fatto i conti.

Vederla in coppia, però, accoccolati sul divano, è indubbiamente istigazione al pessimismo quando non al litigio. Diversamente, per i single, “Fedeltà” potrebbe fare da corroborante e aumentare la fiducia nell’antico motto “Beata solitudo, sola beatitudo”, ma, anche in questo caso, la motivazione non pare sufficiente a guardare un prodotto che qualitativamente lascia il tempo che trova.

Tratta dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2019, la serie vede protagonista una coppia sposata da cinque anni e residente a Milano. Lui, Carlo (Michele Riondino), natali in una ricca famiglia, è un romanziere che sta vivendo il blocco dello scrittore e che si guadagna da vivere come professore di scrittura creativa all’università. Lei, Margherita (Lucrezia Guidone) è invece co-titolare di un’agenzia immobiliare, con nel cassetto una laurea in architettura e accantonate ambizioni come designer d’interni. La loro routine quotidiana viene minata da due tentazioni che hanno il corpo e il volto di una studentessa, Sofia (Carolina Sala) e di un aitante fisioterapista, Andrea (Leonardo Pazzagli). La ragazza ha un rapporto speciale con Carlo, che coglie in lei un’attraente e talentuosa creatura la cui inquietudine misteriosa lo intriga non poco. Il giovane uomo, invece, turba i sensi di Margherita.

Quando Carlo racconta alla moglie di un “malinteso” avvenuto in università, Margherita va in tilt. Il dubbio di un ipotetico tradimento si insinua tra loro e la relazione inizia a vacillare, così come il progetto di comprare insieme l’appartamento dei sogni.

“Fedeltà” rapisce ma è la classica giostra di amore e tradimenti, ossia una storia trita e ritrita che cattura l’attenzione in virtù della sua trasversalità, null’altro. Vanno in scena passi falsi e delusioni senza spessore drammatico, come fossimo in un lungo spot televisivo. Il focus resta in superficie, su accadimenti che rendono malmostosi due milanesi benestanti che, cercando di sentirsi più vivi, fanno una gran confusione tra cuore e zone erogene.

Non è tanto la compagine a rivelare la pochezza dei personaggi, quanto l’insistita presenza di dialoghi così fasulli da mettere in difficoltà anche la credibilità attoriale di chi li pronuncia. Anche il sesso viene messo in scena secondo stereotipi pruriginosi.

Siamo testimoni invisibili di inganni tra due innamorati che però non conosciamo né potremo dire di conoscere alla fine della serie. Loro per primi sembrano ignorare chi siano al di là di individui che fingono di essere appagati da una quotidianità sterile, fatta di scambi superficiali in una metropoli nostalgica del suo essere “da bere”.

Oltre a qualche cenno al dilemma se la fedeltà a se stessi e ai propri sogni abbia la precedenza su quella nei confronti della persona amata, c’è poco. Non basta, per dare rilevanza all’insieme, dotare la terza incomoda di un passato difficile per il quale non riesce a fidarsi del prossimo.

Ossessionati da loro stessi e mai consci dei propri privilegi, i coniugi di “Fedeltà” seducono lo spettatore con la loro avvenenza ma non lo allacciano a livello emotivo. Le dinamiche non coinvolgono un po’ perché il tormento dei protagonisti è infantile: tradiscono per impulso sessuale o per approvvigionamento narcisistico in un momento di stanca. La loro è un’evasione “esotica” dalla rotta ordinaria. Non c’è alcuna vera incomprensione di partenza, solo la possibilità di prendersi quel che il mondo offre di rinvigorente, perché è così che si relazionano a terzi.

La banalità delle corna, è questo che atterrisce in “Fedeltà”. Vengono descritte come se la loro genesi fosse casuale e fossero qualcosa di connaturato all’esistenza: un giorno c’è il sole, un altro piove, al massimo si osserva arrivare una perturbazione all’orizzonte.

Malgrado il tema universale e il malcostume diffuso di spiare gli inciampi delle vite altrui, senza approfondimento non c’è appeal.

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