Cultura e Spettacoli

Tra folk e fame, l'avventura di un operaio della musica

Oscar Isaac, protagonista di "A proposito di Davis", parla del suo personaggio ispirato al cantautore Dave Van Ronk

Tra folk e fame, l'avventura di un operaio della musica

da Los Angeles

Llewyn Davis, musicista folk-blues nel Greenwich Village anni '60 pre-Bob Dylan: molto talento e tanta sfiga. Nella tragicommedia dei fratelli Coen, A proposito di Davis, il folkman del titolo è interpretato dal poco conosciuto Oscar Isaac. 34 anni, Isaac iniziò come musicista, per poi diventare attore (arte drammatica alla prestigiosa accademia Juilliard di New York). Sue sono voce e chitarra nel film. «Finalmente le mie due passioni si sono incrociate - dice Isaac - nella mia mente erano sempre insieme. Questo film mi ha dato l'opportunità di esibirmi in questa doppia veste a me naturale».

La commedia dei Coen è ispirata alle vicende del cantante folk Dave Van Ronk, un artista auto-distruttivo (come Llewyn) che riesce a dare un ordine alla propria vita solo quando è sul palco e canta vecchi brani folk e blues. L'attore, nato in Guatemala da genitori franco-cubano-americani, ma cresciuto tra Miami e New York, ha ricevuto lodi dalla critica e numerosi premi per Llewyn Davis, oltre che una candidatura al Golden Globe. Chissà se è stato scelto dai Coen per le sue qualità musicali. «Era necessario saper cantare e suonare. Subito prima di Llewyn Davis ho girato un piccolo film indipendente in un minuscolo bar di New York e ho incontrato Eric Franzen che aveva suonato con Dave Van Ronk, e aveva vissuto nella stessa zona di Llewyn Davis nel film dei Coen. È stato lui a presentarmi la vedova di Van Ronk, che mi avrebbe poi raccontato molte cose di quell'epoca utilissime per la mia preparazione al film. Franzen mi ha fatto ascoltare vecchie registrazioni di Van Ronk e insegnato la tecnica del finger-picking sulla chitarra acustica». Così, dalle parole di Oscar, scopriamo cosa rappresenta Van Ronk: «Un operaio della musica, un colletto blu, non un poeta. Uno di quei tanti bravi folkmen nel tranquillo Greenwich Village prima dell'arrivo titanico di Bob Dylan che avrebbe poi sconvolto tutto. In ultima istanza uno spirito innocente. Ho pensato spesso a Buster Keaton e alla ieraticità del suo volto e quell'espressione sempre melanconica che pure funziona».

Non è stato facile, naturalmente, ottenere il ruolo nel film. «Mi sono presentato al provino coi Coen portando tre canzoni di Van Ronk. A una certa mancanza di talento ho supplito con l'ossessione, e ho finito per far colpo sui fratelli e su T. Bone Burnett». Con un direttore musicale come Burnett sarà stato uno scherzo... «Mica tanto: credevo mi avrebbe affiancato esperti del genere. Invece Burnett si limitava a dirmi: “Hai sentito l'ultimo disco di Tom Waits?”. Me lo metteva su e mi chiedeva: “Ok, adesso suonami qualcosa”. Insomma, è venuto fuori tutto in modo spontaneo. Devo dire che al momento delle riprese ero pronto a cantare e suonare. E con Justin Timberlake, altro attore-musicista naturale, siamo diventati molto amici e vorremmo fare un disco insieme». Non è il primo film di Isaac, anche se lui è poco noto al grande pubblico, tra l'altro ha recitato in W.E. di Madonna. «È una donna molto determinata, ma ciò che più mi ha sorpreso di lei è il gusto impeccabile, un orecchio fino per tutto ciò che è cultura popolare e stile, e soprattutto il senso mordente dell'auto-ironia: si prende molto in giro e devo dire che con lei mi sono fatto un sacco di risate. Dietro le quinte Madonna è rilassata, spiritosa e buffa».

Ma Oscar Isaacs non vuole abbandonare il mondo della musica. «Ho sempre suonato. Da giovane, a Miami, avevo un gruppo di punk-ska con un'intera sezione fiati. Abbiamo anche aperto per i Green Day. Mi sono quindi chiesto: dove vado adesso? Ho deciso allora di studiare recitazione alla Juilliard. Ho recitato Shakespeare in the Park, poi sono arrivati i primi film. Adesso recitazione e musica si intrecciano alla grande.

La sfortuna di Llewyn Davis mi ha portato fortuna».

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