Cultura e Spettacoli

Il fratello della Leotta: "Vi dico perché c'erano donne lampadario"

Dopo il caos nato sui social per le "donne lampadario" alla festa dei 30 anni di Diletta Leotta, il fratello scende in campo in sua difesa

Il fratello della Leotta spegne la polemica: "Vi dico perché c'erano donne lampadario"

Diletta Leotta ha festeggiato i suoi 30 anni con un grande party in Sicilia, nella casa di Catania dei suoi genitori. 30 invitati in tutti, ai quali pare sia stato chiesto il Green pass, ma il grande assente è stato Can Yaman, che secondo molti è già diventato un ex fidanzato della giornalista sportiva. Tanti gli ospiti illustri presenti alla festa della Leotta, che è stata bersagliata dai social. Il motivo sono le "donne lampadario", ballerine con indosso un copricapo a paralume. Dopo il monologo di Sanremo sulla bellezza che va capita, in tanti hanno accusato la Leotta di essere incoerente e di non credere davvero in quel che dice.

"In #Afghanistan le donne sono bottino di guerra in mano dei terroristi invece in Italia vengono usate come lampadari viventi alla festa di compleanno di #DilettaLeotta", si legge sui social, dove Diletta Leotta è stata a lungo un argomento di discussione entrando nelle tendenze di Twitter. Al netto delle tantissime critiche piovute sulla giornalista sportiva, ovviamente c'è stato anche chi l'ha difesa sottolineando che le "donne lampadario" non erano altro che ballerine o ragazze immagine come tante se ne vedono nei locali e in tantissimi eventi. Ma il punto principale sul quale si è discusso è la contrapposizione tra quando dichiarato da Diletta Leotta sul palco del festival di Sanremo e quanto, invece, si è visto alla sua festa.

Ma in difesa della giornalista sportiva è intervenuto anche suo fratello, il chirurgo plastico Mirko Manola: "C’erano pochi amici ed era tutto tranquillo, onestamente non riesco a capire queste polemiche. Il balletto delle ragazze con il copricapo a forma di abat-jour faceva parte di una coreografia". Una difesa ovvia quella del fratello di Diletta Leotta, che poi ha proseguito: "Non è stata nemmeno Diletta a decidere le coreografie, si è affidata all’agenzia, ma nessuno ci ha trovato niente di male. White and Shine era il dress code della festa, vedere delle ballerine con un copricapo da paralume non ha colpito nessuno. Peraltro, quello era un solo balletto di tanti altri, e c’erano pure ballerini, non solo donne. Hanno fatto performance sull’acqua, suonato il violino, cose diverse...".

Alla difesa di Mirko Manola si è aggiunta quella del titolare dell'agenzia che ha organizzato l'evento. Al Corriere della sera, Luca Melilli ha difeso a spada tratta il tema e la presenza delle "donne lampadario": "Parola d’ordine era stupire. Facendo leva sull’effetto shining, abbiamo deciso di catapultare gli ospiti in una dimensione vagamente onirica e con effetti decisamente sparkling.

L’esibizione delle 'donne abat-jour' era inserita all’interno di un disegno coreografico che ha animato tutti gli spazi della villa, dove erano presenti, acrobati e ballerine, per una serata dall’atmosfera felliniana".

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