Cultura e Spettacoli

Freccero, quando la Tv può rendere intelligenti

Fitte di riferimenti culturali, da Adorno a Foucault, da Debord a Baudrillard, le 172 pagine di Televisione si possono leggere come un diario intellettuale del visionario direttore di Rai4

Freccero, quando la Tv può rendere intelligenti

Non poteva essere un altro l'autore della voce Televisione nella collana «Sampietrini» di Bollati Boringhieri (pagg. 172, euro 9), brossura. Carlo Freccero è la mente italiana più fervida in materia; ed è, dunque, l'uomo giusto per compilare la riflessione su una delle parole-chiave per orientarci nella contemporaneità. Fitte di riferimenti culturali, da Adorno a Foucault, da Debord a Baudrillard, le 172 pagine di Televisione si possono leggere come un diario intellettuale del visionario direttore di Rai4, temiamo vicino al capolinea come dirigente di massimo livello dopo una carriera iniziata nella tv berlusconiana e passata per mille strettoie, «editto bulgaro» compreso. Corroborato da questa multiforme esperienza, Freccero traccia il suo volo panoramico convinto che la tv sia «lo spaccato dell'identità sociale di un Paese e di un'epoca, più della realtà stessa». Tanto più oggi che la televisione è diventata le televisioni.

L'analisi dell'autore si sviluppa attraverso un lungo excursus storico. In principio, in Europa, c'era il servizio pubblico pedagogico, prosecuzione dei Ministeri dell'istruzione e della cultura (gli sceneggiati tratti dai classici della letteratura ne sono stati l'esempio più riuscito). Negli anni Ottanta, Silvio Berlusconi introduce il modello americano che, anziché essere espressione del «capitale culturale» lo è del «capitale economico». Con la misurazione degli ascolti allo scopo di programmare le inserzioni pubblicitarie, il termine di riferimento della tv commerciale diviene «la maggioranza» da soddisfare con una proposta che seduca tutta la massa. Così ora, attraverso l'audience e il suo frazionarsi, i telespettatori condizionano indirettamente i palinsesti.

Incapace di comprendere questa mutazione del medium e ferma a un approccio moralistico dei contenuti, la sinistra comincia ad accumulare il ritardo di cui soffre tutt'oggi, ovvero l'incapacità a interpretare l'evoluzione del costume impressa dal berlusconismo. Solo nell'ultimo decennio, con la digitalizzazione, si crea una nuova rottura. Le reti possono essere infinite e soddisfare «le moltitudini» che hanno preso il posto del pubblico passivo e indistinto di mezzo secolo fa e del concetto di maggioranza, proprio dell'epoca d'oro della tv commerciale. In Tutto quello che ti fa male ti fa bene Steven Johnson ribalta la teoria dell'«istupidimento provocato dalla televisione». Il successo dei neo-telefilm americani che sviluppano più trame contemporaneamente dimostra invece che «la televisione rende intelligenti». Così ora, sulla scorta delle innovazioni introdotte dalla tecnologia e dalla «convergenza» tra i vari mezzi è possibile superare la formula della Bbc, servizio pubblico di riferimento, che aveva in «educare, divertire, informare» la sua regola d'oro. «L'Italia - scrive Freccero esplicitando il suo giudizio sulla Rai di oggi - affronta a livello economico e politico una delle sue prove più dure di sempre e sul servizio pubblico si cucina e si balla».

Il sampietrino è stato lanciato: qualcuno sarà in grado di raccoglierlo?

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