Cultura e Spettacoli

Frizzi, Massimo Giletti: "Quattro famiglie distrutte"

Massimo Giletti è tra i colleghi che più di ogni altro hanno conosciuto bene Fabrizio Frizzi. I due erano uniti da una solida amicizia da anni

Frizzi, Massimo Giletti: "Quattro famiglie distrutte"

Massimo Giletti è tra i colleghi che più di ogni altro hanno conosciuto bene Fabrizio Frizzi. I due erano uniti da una solida amicizia e così per il conduttore di "Non è l'Arena" questo è un momento difficile e di grande dolore. Tra i primi ad arrivare all'ospedale Sant'Andrea, è entrato nella camera mortuaria per slautare l'amico Fabrizio. Al Corriere racconta questa dolorosa esperienza: "Entrare nella sala mortuaria è stato doloroso, c’erano quattro famiglie distrutte, unite dalla disperazione. So che può sembrare retorico dirlo, ma la fama, il successo, non sono niente. Il dolore riporta tutti per terra". Poi parla dell'uomo Frizzi, non del conduttore. Svela un episodio che di fatto descrive al meglio l'umiltà di Frizzi: "uando ho condotto Telethon per la prima volta lui era molto più famoso di me. Arrivò per fare la fotografia di rito con tutti i personaggi della trasmissione, c’erano nani e ballerine, gente che sgomitava per essere in prima fila. Lui si mise in fondo, dietro a tutti. Io andai a prenderlo per dirgli di venire davanti, ma lui non volle. Questa è l’immagine più forte che conservo di Fabrizio Frizzi".

Poi Giletti parla di un momento buio della carriera di Frizzi, un momento in cui venne messo da parte "vergognandosi" di un suo programma: "Ricordo un pomeriggio su una panchina, di fronte al cavallo di Viale Mazzini. La Rai lo aveva messo ai margini e sapeva che il suo futuro era complicato, era molto amareggiato". Poi è arrivata la malattia. I due sono rimasti sempre in contatti. Telefonate, messaggi e qualche chicchiera insieme: "Ci sentivamo tutte le settimane, sapeva tutto della malattia, ma ha mantenuto il sorriso nonostante il tempo per lui avesse un valore diverso; è andato avanti a lavorare senza far pesare a nessuno il dolore profondo di sapere che la vita per lui era un arco molto più breve di quello che tutti noi potessimo immaginare. Ma Fabrizio riusciva a parlare d’altro, guardando tutti i colori della vita e non il nero che aveva nel cuore". Infine svela l'unico grande rimpiato del conduttore. Si tratta di un episodio del 1992 quando Frizzi conduceva "Scommettiamo che...?": "Non ebbe la forza di dire no alla diretta di Scommettiamo che...? nel giorno in cui uccisero Falcone. Ma lo fece per senso di responsabilità.

Lui era così, c’era sempre".

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