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Se c'è una cosa che le serie televisive possono rendere alla perfezione è il senso di claustrofobia che può svilupparsi nelle piccole comunità. Gli effetti perversi delle relazioni intrecciate, dei piccoli segreti che diventano un virus pericoloso all'interno di una comunità. Sarebbe facile a riguardo citare Fargo, di cui è partita la terza stagione o la miniserie Big little lies, caldamente consigliabile a chiunque se la fosse fatta sfuggire. Meno famosa in Italia delle altre due appena citate è la britannica Broadchurch di cui è appena partita su Giallo, canale 38 del digitale terrestre, la terza stagione. La trama è questa, nel paesino omonimo della serie tutti si conoscono. Non sembravano esistere segreti. Poi l'omicidio di un bambino svela la rete sotterranea di male che attraversa la comunità (niente spoiler, per chi non l'avesse mai guardata e decidesse di vedere le stagioni precedenti). A tre anni dal fatto di sangue che ha instillato diffidenze e rancori, un'altra violenza torna a sconvolgere la pace appena, faticosamente, recuperata. Una madre single, dalla vita piuttosto anodina e ritirata, subisce uno stupro. E di nuovo la comunità precipita nel gorgo del sospetto, tanto più che il caso si rivela fin da subito spinoso, difficile da risolvere. Una sola cosa è chiara: non è il frutto di un raptus isolato, piuttosto un atto, feroce e programmato, di un aggressore seriale. E anche la vittima forse nasconde qualcosa...

La suspance è garantita per otto episodi, la trama avvincente.

Infatti anche le stagioni precedenti sono state pluripremiate.

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