Mario Cervi

Un galantuomo che amava il bridge, le auto e il tennis

A lui mi legava una colleganza di mezzo secolo, al Corriere prima ed ora al Giornale

Un galantuomo che amava il bridge, le auto e il tennis

Scrivo con grande tristezza per la morte di Mario Cervi, al quale mi legava una colleganza di mezzo secolo, al Corriere prima ed ora al Giornale, e un'amicizia molto stretta e fervida.Se devo trovare un termine che in qualche modo riassuma la sua personalità, direi: coerenza. Mario era molto fermo nelle sue idee sull'onestà e sulla moralità nella vita pubblica. I suoi ideali erano gli italiani che avevano creato l'Italia, da Mazzini a Cavour, da Di Rudinì a Giolitti. Al punto che non esitò a polemizzare con alcuni lettori che avevano valorizzato, e in un certo qual senso rimpianto, il Regno delle Due Sicilie.Dotato di ottima cultura generale, era imbattibile sul periodo storico tra la prima e la seconda guerra mondiale. Se avevi bisogno di ricordare una data, un generale, un nome di una battaglia, di un ponte, di un lago, lui lo conosceva e ti illustrava tutti i particolari necessari.Eccellente giornalista e scrittore, la sua laurea in giurisprudenza lo aiutava a mantenere sempre il giusto equilibrio al punto che praticamente mai fu colpito da querele.La sua Storia della guerra di Grecia, tradotto in varie lingue straniere, è ancora oggi un esempio storico, un vero piccolo capolavoro.Padrone di diverse lingue, si muoveva con disinvoltura in Europa ed in ogni parte del mondo: aveva una conoscenza profonda di molti Stati, e in particolare della Grecia, della Spagna, della Polonia e del Cile.Fra le tante qualità che lo rendevano prezioso per ogni Direttore, aveva anche quella di essere velocissimo nello scrivere.In più occasioni alle otto di sera, mentre era a tavola a desinare, il Giornale lo chiamava per un commento, e riceveva l'articolo in tempi stretti così da non perdere le partenze dei treni e degli aerei.Quando da condirettore concordavo con lui un articolo, poco dopo me lo ritrovavo accanto. L'articolo lo aveva già consegnato al giornalista che lo aspettava. Di giornalisti altrettanto veloci ne ricordo solo due: Cesare Zappulli e Giovanni Spadolini, ex direttore del Corriere della sera.Aveva ancora, nonostante l'età avanzata, alcune vive passioni giovanili: il bridge, ad esempio, che giocava da bravo dilettante con grande piacere. Era poi molto curioso delle automobili, dei nuovi modelli, e delle cilindrate e ne discuteva con competenza con gli autisti alla guida. Infine era un vero esperto del tennis: sempre al corrente dei giocatori più bravi e più avanti nelle classifiche e dei risultati dei tornei più importanti.La sua scomparsa è un lutto grave per il Giornale del quale era una delle colonne, prezioso per la varietà delle conoscenze e delle competenze e dove era da tutti benvoluto e stimato. È stato per un certo periodo condirettore con una guida sicura, equilibrata e competente.La sua scomparsa è un lutto non solo per il Giornale, ma anche per l'intero giornalismo italiano, dove Cervi aveva un posto di grande rilievo per le sue doti di giornalista, di scrittore, e per la sua personalità di galantuomo dalla condotta irreprensibile.Era anche un ottimo oratore e veniva chiamato in varie città d'Italia, per incontri o per ricorrenze, sempre pronto in ogni circostanza.

Lo rimpiangerò, lo rimpiangeremo a lungo, consapevoli che difficilmente riapparirà nella nostra professione un protagonista della sua levatura, professionale e morale.

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