Cultura e Spettacoli

Un grande Gibson esalta l'eroe atipico

di Mel Gibson con Andrew Garfield, Sam Worthington, Vince Vaughn

La fede sembra, improvvisamente, tornata di moda in quel di Hollywood. Dopo il recente Silence di Scorsese, che si interroga sui (presunti) silenzi di Dio che possono sgretolare granitiche vocazioni religiose, ecco Hawksaw Ridge che, all'opposto, celebra la fermezza del «Credo». E permette a Mel Gibson di firmare, probabilmente, il suo miglior film dietro la macchina da presa. Che lui sia un grande regista di scene belliche è risaputo, ma mai come in questa occasione è stato capace di esaltare un campo di battaglia, raccontando, paradossalmente, la storia di un atipico eroe di guerra. Desmond Doss, infatti, ha ricevuto la Medaglia d'Onore per aver salvato, nel '45, a Okinawa, 75 soldati feriti, mettendo ripetutamente a rischio la sua vita. Qual è la stranezza? Che fece tutto questo senza toccare mai un fucile, in quanto obiettore di coscienza. Come sia a arrivato a questa ferma convinzione, lui ragazzino dal temperamento violento, lo si vede attraverso opportuni e ben calibrati flashback che raccontano di un padre manesco e alcolizzato. L'ingresso nella Chiesa Avventista non impedisce a Doss di voler servire il suo paese in guerra, La presenza, però, di un simile soldato ripugnava i suoi compagni d'armi. Viene mobbizzato, picchiato, vessato, ma tiene duro, fermo nelle sue convinzioni. La spunta, va in battaglia, diventa eroe anche con l'incoscienza di un ventitreenne. Tutto reale, come testimoniano alcuni contributi dei veri protagonisti, inseriti nei titoli di coda. Insomma, per certi versi, un altro «Sergente York» (ricordate Gary Cooper?), pur con gli evidenti distinguo delle due storie. Andrew Garfield è credibile in ogni momento e meriterebbe di vincere l'Oscar, in particolare quando Gibson (candidato alla regia) lo trasforma in una sorta di Gesù che sprizza sangue dopo il sacrificio e viene adagiato su una barella come nel sudario. Del resto, il suo misticismo sa di ossessione e qui Mel trova materia plasmabile. Un bel confronto anche tra il concetto del soldato, strumento di guerra, e l'idealizzazione di un combattimento «pacifico» in antitesi con la macchina bellica.

Peccato che il film sia candidato nell'anno di La La Land.

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