Cultura e Spettacoli

I CAPOLAVORI

Jorge Luis Borges una volta ha detto che quanti hanno la fortuna di entrare in Paradiso, possono scegliersi il lavoro che più li aggrada. Oppure continuare a fare il lavoro che hanno sempre fatto. Non ci sono dubbi che a Carlo Rambaldi, anni, da ieri si siano aperte le porte del Paradiso. All'inventore di E.T. il biglietto di ingresso nessuno può negarlo. E non ci sono dubbi che il grande artista e artigiano italiano, continuerà a fare quello che ha sempre fatto: meravigliosi giocattoli meccanici, destinati a finire dentro la più meravigliosa delle macchine per il divertimento inventate dall'uomo: il cinema.
Rambaldi è stato un grande artista e un grande artigiano italiano, il cui talento è stato riconosciuto da Hollywood con l'assegnazione di tre Oscar per gli effetti speciali: King Kong (1976) di John Guillermin, Alien (1979) di Ridley Scott; E.T. (1982) di Steven Spielberg. Rambaldi si è formato nella migliore stagione per il cinema italiano, gli anni Sessanta del '900. Nel 1960 Roma è il centro del mondo, per le Olimpiadi e per La dolce vita di Fellini. E il centro del centro del mondo è duplice: via Veneto e Cinecittà. Dentro la fabbrica dei sogni non ci sono solo i maestri di quel momento magico e irripetibile, Fellini, Antonioni, Visconti, De Sica (che nel 1960 dirige La ciociara, facendo vincere l'Oscar a Sophia Loren). Ci sono anche geniali artigiani, mestieranti, giocolieri e rabdomanti, formatisi nel cinema fascista o alle prime armi, che dalla sabbia ricavano gioielli, dalla cartapesta marmi pregiati, dai resti delle grandi produzioni americane buoni film di facile consumo. Il giovane Rambaldi si fa le ossa con Mario Monicelli, Marco Ferreri, Pier Polo Pasolini. Ma scopre i misteri del cinema sul set di Sigfrido (1957) di Giacomo Gentilomo (1957), Perseo l'invincibile (1963) di Alberto De Martino (1963), Terrore nello spazio (1965) di Mario Bava, Una lucertola con la pelle di donna (1971) di Lucio Fulci (1971), La notte dei diavoli (1972) di Giorgio Ferroni. Pochi soldi. Niente divi. Mezzi risicati. Non importa. Intelligenza e creatività sopperiscono alle troppe ristrettezze. Qualche quarto di nobiltà lo dovrebbe consentire lo sbarco a Roma di Andy Warhol. Una pazza lesbica, Valerie Solanas, nel 1968 aveva ficcato una pallottola nel corpo di Wahrol, senza ucciderlo. Da quel momento però le redini del suo cinema strampalato e sessualmente debordante, erano passate a Paul Morissey. Rambaldi lavora nei due film di Morissey, prodotti in Italia tra il '73 e il '74 da Carlo Ponti: Il mostro è in tavola... barone Frankenstein (titolo improbabile di Flesh for Frankenstein) e Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!!! (titolo ancora più improbabile di Flesh for Dracula). Ma tranne che per gli occhialetti in 3D e per una statuaria Dalila Di Lazzaro nuda, i due film pop si rivelano un flop. Per Rambaldi, prima della celebrità, c'è ancora da soffrire. Finalmente entra in un thriller di culto, Profondo rosso (1975) di Dario Argento. Uno splendido bambolotto che spaventa a morte gli spettatori, sfrecciando all'improvviso, sulle musiche tecno dei Goblins. Infine Hollywood. Rambaldi lavora con Spielberg in un film-chiave, destinato a cambiare Hollywood: Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977). Poi c'è la collaborazione con Ridley Scott in Alien, ancora con Spielberg per E.T., King Kong, e con David Lynch per Dune (1984). Poi basta. Perché?
Perché Rambaldi è stato un genio degli effetti speciali meccanici. Negli anni Ottanta il cinema americano si nutre in maniera ossessiva di effetti speciali, visivi e sonori, ma digitali. E come il passaggio dal muto al sonoro, la virata verso il digitale chiude un universo e ne apre uno nuovo. Una esplosione digitale è più efficace, più realista (e meno costosa) di una vecchia esplosione. Un extraterrestre, o uno squalo meccanici non possono competere con gli avatar che escono dal nulla del computer. Quindi si chiude l'epoca degli illusionisti e arriva quella degli ingegneri. Il cinema è così. È sempre stato così. Lascia sul campo i figli prediletti. Ma a loro spetta il Paradiso.
Chi, piccoli e grandi, vide in sala E.T volare in cielo sulla bicicletta, sa di aver assistito a un miracolo, irripetibile.

E quel miracolo aveva un padre italiano: Carlo Rambaldi.

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