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"Indiana Jones è finito ma faccio ancora il comandante stellare"

Harrison Ford è un generale alle prese con gli alieni in "Ender's Game". E lo rivedremo ancora nei panni di Han Solo

"Indiana Jones è finito ma faccio ancora il comandante stellare"

Grande vecchio del cinema americano - ha 71 anni, e li porta molto bene - Harrison Ford si fa due bagni di folla tra i giovani. Prima al Comic-Con di San Diego, due mesi fa, dove ha presentato l'avventuroso fantascientifico Ender'sGame (da oggi nelle sale italiane), sorta di Starship Troopers nello spazio (lui fa il colonnello, ma i protagonisti sono un branco di teeneger), poi lo scorso 21 ottobre all'hotel Beverly Hilton per ricevere un premio alla carriera da parte dell'Hollywood Film Awards.
Dopo quasi 50 di successi, Ford è un attore che non si è mai sentito a suo agio in pubblico. Ma lavora instancabilmente. Oltre al dramma sul baseball «42», il thriller Paranoia ed Ender's Game, ha già girato una parte nella commedia Anchorman 2 con Will Ferrell, The Expendables 3 con Stallone e si calerà ancora nel ruolo di Han Solo nell'episodio VII di Guerre Stellari, ora in pre-produzione.

Mr. Ford, sappiamo che lei è un timido, però le fa piacere che la sua carriera venga celebrata...
«Sì, però mi fa anche un po' paura. Perché si celebra il passato, mentre io tendo a vedere solo presente e futuro. Intendiamoci, mi fa piacere l'attenzione e il rispetto, ma guardare indietro... non lo faccio quasi mai. Ho capito che ormai ho un'età, ma non provate a farmi infilare le pantofole».

Lei sta vivendo un anno formidabile, senza un attimo di sosta. Cercava nuovi ruoli assiduamente?
«Continuano ad arrivarmi offerte, e finché il ferro è caldo continuo a batterci sopra con un martello: altro che Thor! Comunque guardate, i film che ho girato sono stati tanti, ma se poi si va a vedere sono ruoli abbastanza brevi, poche settimane di lavoro ciascuno. Tempo di starmene con i cavalli in Wyoming ce l'ho sempre, e fare i miei lavori col legno».

«Ender's Game», in cui il super soldato adolescente chiamato Ender (Asa Butterfield) viene reclutato per combattere contro mostri alieni nello spazio, è pieno di effetti speciali. Com'è cambiato questo genere da «Guerre Stellari»?
«La capacità di generare effetti sempre nuovi e più spettacolari sembra illimitata. Ma dal mio punto di vista l'esperienza di dar vita a un personaggio non muta. In questo film io comunque mi limito a masticare la gomma e abbaiare ordini. Le scene d'azione, come quelle della Battle Room senza gravità, una sfera trasparente nello spazio, le fanno i giovani. Scene suggestive e divertenti, devo dire».

Lei ha avuto un dissapore con l'autore del romanzo «Ender's Game» da cui è tratto il film, Orson Scott Card, perché al Comic-Con ha espresso opinioni contro il matrimonio gay. Un commento?
«Certo: Card avrebbe dovuto tenersi le sue opinioni reazionarie per conto suo. Ma per fortuna non c'è nulla di queste sue idee nel romanzo o nel film. Ha perso un'occasione per stare zitto. A volte gli scrittori parlano troppo. Che scrivano e basta».

Ci anticipa qualcosa sul nuovo «Guerre Stellari»?
«Non sulla trama, perché lo sceneggiatore Lawrence Kasdan, lo stesso de L'impero colpisce ancora, sta mettendo a punto il copione. J.J. Abrams sarà alla regia, George Lucas grande supervisore. Torniamo sia io che Mark Hamill e Carrie Fisher, su questo siamo tutti d'accordo. Ma sia ben chiaro che anche qui gran parte dell'azione ricade sulle spalle di un cast di attori e personaggi più giovani».

Il problema con «Indiana Jones 5», da anni rimandato?
«Problemi di copione. Ma temo che il treno sia passato. Indiana Jones è imperniato su di me, e non posso più fare certe cose come prima, pur tenendomi in forma».

Insomma, un bilancio della sua carriera si sente di farlo?
«Una fortuna sfacciata, no? Mi fa piacere esser riuscito a provvedere per la mia famiglia e aver fatto contenti milioni di fan nel mondo con questo o quel film. Ma non sto qui a darmi le pacche sulle spalle. La vanità non è il mio vizio primario».

Quale sarebbe invece?
«Essere un po' anti-sociale, contraddizione per un attore.

Ma c'è ancora tempo per migliorare».

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