Cultura e Spettacoli

"Inediti o sottovalutati. Ecco i miei veri gioielli"

In "Jewel Box" Elton John sceglie i brani preferiti del suo repertorio. Niente hit, solo perle nascoste

"Inediti o sottovalutati. Ecco i miei veri gioielli"

Senza volerci addentrare in questioni di sociologia spicciola, sono cambiati i nostri tempi di consumo e di fruizione, dilatati e allungati come una serie televisiva in tanti episodi e diverse stagioni, passiamo tante ore davanti allo schermo che neppure ci rendiamo conto. Per non parlare della musica: tranne che in pochi casi, non esiste più l'attesa frenetica del nuovo album. Attacchiamo Spotify alla ricerca di rarità, scarti, B sides, inediti che lasciamo andare sullo sfondo mentre facciamo altro. Ogni tanto l'orecchio si ferma, è il caso di dirlo, su qualcosa di notevole, oppure riconosce una vecchia hit, il più delle volte si lascia andare tra i suoni proprio come il nostro sguardo sulle immagini che casualmente si affacciano su Instagram.

Eppure, ecco finalmente sul mio tavolo il monumentale Jewel Box curato da Elton John in persona che in otto cd (ma c'è anche la versione in vinile) ha raccolto 148 canzoni escludendo di proposito i grandi successi di una carriera lunghissima. Il prezzo è variabile, a seconda della edizione che si sceglie. In ogni caso sono euro spesi bene.

Debbo ammettere di essermi allontanato da mr. Reginald Kenneth Dwight già dall'adolescenza: dopo Crockodile Rock, dopo due album davvero belli, i migliori, Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy e Goodbye Yellow Brick Road, la popstar più eccentrica del pianeta mi è come scivolata via. Ho ascoltato altro, rock più cupo, triste e muscolare e la sua allegria, peraltro minata da acidi di ogni genere, devo averla colpevolmente minimizzata. E ora questo fantastico e agognato oggetto sembra davvero rimettere a posto i conti con la storia: un volume verde di grande formato che è prima di tutto un libro illustrato piacevolissimo da sfogliare e molto utile per conoscere nel dettaglio aspetti che ci sfuggivano. Un capolavoro di design firmato da Stephen Kennedy and Studio Fury, dove si respira forte la genialità di Bernie Taupin, sodale, amico, complice, alter ego fin dal 1967.

Siamo a quasi dieci ore di musica, suddivise appunto in otto cd commentati in prima persona dalle memorie di Elton. I primi due Deep Cuts rappresentano una sorta di autobiografia alternativa che parte da lontano e arriva al presente, i suoi brani preferiti alcuni dei quali mai pubblicati, quelli che oggi vorrebbe cantare al posto del repertorio più collaudato e richiesto. Il 3, 4 e 5 raggruppano le rarità scritte tra il 1965 e il 1968, con una maggioranza di piano demo senza arrangiamento alcuno. Diversi critici concordano nell'affermare che questa sia stata la sua stagione migliore, più fresca, meno appariscente e super creativa se si pensa a quanto materiale avesse composto e mai editato. Si tratta inoltre di registrazioni molto curate, per niente scialbe, dalle influenze più svariate, dove ogni tanto appare qualche gemma. I cd 6 e 7 includono le B-sides tra 1976 e 2005, ovvero del periodo più conclamato di un personaggio che nel frattempo ha compiuto altre trasformazioni. Il ragazzino londinese, proprio come si raccontava nel film Rocketman e nel libro autobiografico Me, già grassoccio e con pochi capelli, ebbe un clamoroso successo per via dei suoi eccentrici travestimenti più che per canzoni molto semplici e orecchiabili o ammiccanti ballate malinconiche. L'Elton John di oggi è un signore ultrasettantenne ricchissimo, sposato con il regista canadese David Furnish, padri di due bambini nati dalla stessa madre surrogata. È sopravvissuto ai suoi migliori amici, Lady D e Gianni Versace, e del passato trasgressivo gli restano soprattutto gli occhiali, una collezione di migliaia di esemplari. Eccentrico in tutto, si è sempre prestato volentieri alle esperienze più assurde che, a ben vedere, confinano con l'arte (di cui è appassionato collezionista ma, a differenza di David Bowie, non ha mai avuto ambizioni da pittore e per fortuna ha evitato di cimentarsi con crostoni indifendibili). A rendercelo ulteriormente simpatico mettiamoci anche il calcio. Tifoso del Watford, si comprò la squadra, ne divenne presidente, ci spese un sacco di sterline e riuscì a portarla nella massima divisione. Anche questo è rock and roll..

E si arriva, estenuati ma con la consapevolezza di avere finalmente conosciuto tutti i dettagli necessari di una storia comunque incredibile, all'ultimo cd, l'ottavo, This is Me, i suoi pezzi del cuore e chissà che fatica a selezionarne solo sedici. Un'autocelebrazione che ha pochi uguali nel mondo del pop, ma che non suona come un addio.

Chissà quale sarà il prossimo passo, difficile immaginare sia quello definitivo, ma intanto godiamoci Jewel Box, la scatola dei gioielli del vecchio zio Elton ripromettendoci di volergli ancora più bene.

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