Cultura e Spettacoli

"Insidious 3", horror da sbadigli

Il terzo episodio della saga, in odor di teen movie, delude: regia piatta e sceneggiatura debolissima lo rendono un horror mediocre, identico a tanti altri

"Insidious 3", horror da sbadigli

Quattro anni fa uscì un film horror ,"Insidious", che, costato appena un milione e mezzo di dollari, ne ottenne un centinaio al botteghino. I produttori, visto il risultato, diedero alle sale un secondo capitolo, in realtà non all'altezza del precedente, che incassò quasi il doppio. Individuata una tale gallina dalle uova d'oro, è nato un terzo episodio che consolida il franchise rendendolo a tutti gli effetti una saga demoniaca; con un budget di appena dieci milioni e i facili guadagni che sembrano oramai connaturati al filone, la scommessa dal punto di vista economico pare vinta in partenza. Va detto però che a livello qualitativo si sta raschiando il fondo del barile: il prodotto è deludente, monco dell'ispirazione che fece la fortuna della pellicola originale. Stavolta si tratta di un prequel. A dirigerlo è Leigh Whannell, esordiente dietro la macchina da presa ma già collaboratore dei primi due film in veste di sceneggiatore e di interprete nel ruolo di Specs.

Quinn Brenner (Stefanie Scott) è una ragazza che vuole evocare lo spirito della madre, morta di cancro. Per farlo chiede aiuto alla medium Eloise (Lin Shaye), la quale ha appena perduto il marito e, dopo una recente brutta esperienza, ha deciso di non esercitare più i suoi poteri. Cedendo alle insistenze di Quinn, la donna apre un canale di comunicazione con l'oltretomba in cui si inserisce un'entità malintenzionata, "l'uomo che non respira". Il demone inizierà a fingersi la madre della giovane per possedere la sua anima e condurla prigioniera nell'altrove. Il film racconta la nascita del team formato dalla sensitiva e dai suoi due collaboratori, gli imbranati blogger del sovrannaturale, Specs (Leigh Whannell) e Tucker (Angus Sampson) ma, a parte questo, non aggiunge niente di nuovo a quanto già visto negli altri "Insidious". Non c'è una sola intuizione brillante o colpo di scena che permetta di evadere almeno per un po' da una trama standard e prevedibile. A tenere desto lo spettatore non sono certo gli snodi narrativi, quasi inesistenti, quanto i frequenti jumpscare (primi piani inaspettati di immagini mostruose corredate da urla o rumori assordanti); non che terrorizzino, ma almeno smorzano gli sbadigli sul nascere. La confezione costruita attorno alla solita casa infestata vira al teen movie, il che non basta a differenziare la pellicola da tante altre di sconfortante banalità.

Gli appassionati si precipiteranno comunque al cinema, un po' come quelli che al Luna Park continuano a salire sulla stessa giostra, anche se non riserva più alcuna sorpresa.

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