Cultura e Spettacoli

"Io, la Livia mai vista avrei voluto essere lei anche se siamo molto diverse"

La voce della fidanzata di Montalbano: "Esordii nel Padrino doppiando il nipotino di Brando"

"Io, la Livia mai vista avrei voluto essere lei anche se siamo molto diverse"

L'unica a cambiare sempre è Livia. Non Mimì Augello o Fazio o Catarella. I personaggi, cioè gli interpreti, di Montalbano sono sempre stati gli stessi, solo le Livia sono state tre, più Sarah Felberbaum, la Livia giovane. Ma c'è una quinta Livia che non avete mai visto, la Livia di nove stagioni su quattordici, la Livia delle telefonate infinite. Claudia Catani, nata a Teheran e madre di due bambine, non è solo attrice e doppiatrice, pluripremiata dal Leggio d'Oro al Gran Galà del Doppiaggio, ma danza, canta, ha una voce da mezzosoprano, e scrive poesie «che un giorno mi piacerebbe pubblicare in un libro». È la Livia che non avete mai visto. E vi racconta il Montalbano che nessuno conosce.

Quanti film ha doppiato?

«Centinaia e centinaia».

Si ricorda il primo?

«A due anni e mezzo nel Padrino. Ero il nipotino di Marlon Brando. Un maschietto».

E come è arrivata lì?

«La parte era di mio fratello, ma lui era un po' timidino davanti al leggio, io invece ero una bambina chiacchierona. Ci accompagnava nonna. Mi dissero: perché non provi tu?».

A quali attrici dà la sua voce?

«Charlize Theron, Marion Cotillard, Angelina Jolie. Ma anche Naomi Watts in King Kong e Gwyneth Paltrow in Delitto perfetto».

La sua preferita?

«Gillian Anderson. Da X-Files a oggi sono sempre stata lei. La adoro. Raffinata, di garbo, con sensibilità, spessore».

Il personaggio più bello?

«Juliette Binoche in Les amants du Pont-Neuf: ruolo epocale e interpretazione straordinaria».

Il più divertente?

«Mi sono divertita moltissimo a fare la serie Sex Education, sempre in coppia con Gillian Anderson».

La frase più famosa?

«Oggi va molto quella di Angelina Jolie in Maleficent. Ciao, bestiolina...».

I suoi maestri?

«Tanti. Uno su tutti: Carlo Romano, la voce di Don Camillo, Alfred Hitchcock, Jerry Lewis, uomo straordinario».

E come è diventata Livia?

«Ho fatto un provino con il regista Alberto Sironi e fu molto divertente. Mi chiesero di dare calore e simpatia a Katharina Böhm, donna bellissima ma un po' troppo nordica e freddina per il personaggio».

E cosa pensa di questa figura eternamente fedele e eternamente lontana?

«La sua assenza è un pilastro del racconto, una scelta necessaria alla trama. Un Montalbano playboy impegnato in mille relazioni avrebbe complicato l'intreccio. Senza di lei non ci sarebbe lui».

In cosa vi somigliate?

«In niente. Io sono molto più passionale, l'amore mi piace viverlo nella quotidianità. Ma credo siano poche le donne che somigliano a Livia».

Non le piace?

«Al contrario. Livia è una donna molto positiva che ha fiducia nel suo uomo, che lascia spazio e se lo prende. Ma chi vivrebbe per anni una storia d'amore così?».

E Montalbano perché piace alle donne?

«Perché è affascinante, seduttivo, ma buono. Un uomo attaccato ai valori della vita, con una sua etica, un uomo che forse non esiste più, che esiste nella realtà meno di quanto esista Livia».

In che senso?

«È un uomo che ha una solidità rara, soprattutto in un periodo storico come questo che poco si cura dei sentimenti e dell'etica dei rapporti. Montalbano non ha paura di amare e di essere amato, di restare legato a una donna pur avendo una vita a parte, e delle responsabilità che comporta l'amare».

Com'è stato essere Livia?

«A volte comico. Nelle scene delle telefonate tra me e Salvo c'era uno della troupe, forse un macchinista, dall'accento molto romanesco, che leggeva sul set le mie battute a Zingaretti. Io dovevo doppiare sui tempi dettati dal macchinista. In sala ridevamo da matti».

Però

«È qui che è nata la mia Livia. Non dovevo doppiare nessuno, interpretare un'altra, dovevo solo essere lei: lì non c'è altra Livia all'infuori di me».

Ha conosciuto le due Livia straniere, Katharina Böhm e Livia Perned?

«Né l'una, né l'altra. Ho saputo però che Katharina è il commissario Lanz in una serie tv tedesca. Montalbano adesso è diventata lei».

E con Zingaretti?

«Ci siamo conosciuti a un turno di doppiaggio dove doveva integrare alcune parti dello sceneggiato. Non ci eravamo mai incontrati e dovevamo recitare una parte molto drammatica. Alla fine si toglie la cuffia, si gira verso la cabina di regia e dice: questa ragazza e incredibile, piange e ride come se fosse sul posto».

Molto carino.

«Mi ha detto anche: tu saresti una perfetta attrice francese, quasi quasi dovresti cercare spazio lì. Lo stimo molto, è un grande attore».

Le spiace non fare più Livia?

«Molto. Sarei stata l'unica a non parlare quello strano siciliano. Mi sarebbe piaciuto proprio interpretarla, non solo darle la voce, proprio perché così diversa da me».

Come finirà questa storia?

«Senza papà Camilleri non lo so. Probabilmente il commissario andrà in pensione come tutti.

E forse finalmente sposerà Livia».

Commenti