Cultura e Spettacoli

James Taylor in aprile in Italia con un nuovo album di inediti

Il grande songwriter statunitense presenta in una conferenza stampa a Roma il suo nuovo tour che prevede sei tappe in Italia. E svela che dopo più di 12 anni è pronto a pubblicare canzoni inedite firmate da lui.

Alto, magro, dinoccolato come sempre, elegante, gentile, autoironico, voce calma, fioca e tranquilla, James Taylor si presenta in conferenza stampa all'Auditorium Parco della Musica di Roma per presentare il suo nouvo tour italiano. Una sorta di appuntamento se non fisso, sicuramente frequente visto che l'icona folk-rock degli anni '70 e '80; l'autore di vere e proprie pietre miliari come «Fire and Rain», «Carolina on my mind», «Shower the people» e interprete di «You've got a friend», tanto per citarne alcune, è da sempre innamorato dell'Italia e non perde occasione per suonare nel nostro Paese (l'ultima volta era stata tre anni fa).
«A prescindere dalla bellezza dei luoghi, devo ammettere che in un mondo che è sempre più omogeneo per via della diffusione comune di una cultura moderna, apprezzo molto l'Italia perchè ha delle caratteristiche che la rendono sempre unica. Se devo parlare da musicista, invece, devo dire che l'energia che sento quando mi esibisco sul palco è la cosa più importante, per me: e il pubblico mi trasmette sempre tantissima energia. Sono felicissimo del fatto che il prossimo aprile tornerò ad esibirmi in Italia, ci torno ogniqualvolta mi è possibile e cerco di portare con me sempre il maggior numero possibile di musicisti», dichiara Taylor in apertura dell'incontro. «Stavolta, ad esempio, ad accompagnarmi sul palco sarà una band composta da ben otto elementi (me compreso): ho il privilegio di avere al mio fianco dei musicisti straordinari, questa band è la goia della mia vita ed è un piacere poter ascoltare la mia musica suonata da loro». I nomi sono quelli di grandi musicisti fortemente legati al musicista originario di Boston: da Michael Landau alla chitarra a Jimmy Johnson al basso; da Steve Gadd alla batteria e Larry Goldings alle tastiere, fino a Arnold McCuller ai cori.
James Taylor, sollecitato dai giornalisti, ricorda il suo provino davanti a Paul McCartney e George Harrison in cui scelse di far ascoltare «Something in the Way She Moves»: «È stata un'esperienza straordinaria per me che ero fan dei Beatles. Vedere il mio talento essere approvato da loro ha rappresentato una vera svolta: a partire da quel momento è inziata la mia carriera, ho iniziato a comunicare attraverso la mia musica. Da musicista folk, che scrive canzoni semplici chitarra e voce, posso dire che forse quello che affascina la gente è proprio l'immediatezza della semplicità. La musica va oltre le analisi cervellotiche e i giudizi complessi: la musica segue delle rigorose leggi fisiche e, a differenza della parola, è essenziale, non si può distillare ulteriormente». E poi, scherza, «io non saprei scrivere canzoni in maniera più complicata di così».
James Taylor svela anche di essere al lavoro su un nuovo album di inediti: una notizia visto che negli ultimi ha sì pubblicato cd, ma sempre di canzoni di altri. «In questo momento mi risulta difficile scrivere, sento meno urgenza rispetto al passato. In questi anni, tra l'altro, sono successe molte cose che mi hanno sviato dal comporre e dallo scrivere. Posso però anticiparvi che sto completando le lavorazioni di un nuovo album che uscirà tra maggio e giugno e che comprenderà solo brani inediti composti negli ultimi anni». Una anticipazione del nuovo album sarà offerta agli spettatori del tour - il 18 aprile a Torino, all' Auditorium Lingotto; il 19 aprile a Roma, all'Auditorium Parco della Musica; il 21 aprile a Firenze, alla ObiHall; il 22 aprile a Trieste, al Politeama Rossetti; il 24 aprile a Padova, al Gran Teatro Geox; il 25 aprile a Milano al Teatro degli Arcimboldi - con quattro brani proposti duranti gli spettacoli. Brani da inserire nella grande tradizione «tayloriana» e da gustare, come sempre, nella perfezione della voce del loro interprete.

Una voce e una precisione nell'intonazione che a giudizio di Art Garfunkel rappresenta semplicemente l'assoluta «eccellenza in materia di canto».

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